Fiducia
di Andrea Centanni
"NON DOBBIAMO ARRENDERCI!"
Le urla del generale continuavano ad incitare quel che rimaneva dell'esercito.
"Serrate i ranghi e proteggete il nostro sovrano!" gli ordini impartiti ai vari capitani apparivano più una supplica.
Il loro esercito era stato completamente sbaragliato e costretto alla ritirata, il nemico sembrava prevedere ed anticipare ogni loro mossa; ora non era rimasto che un pugno di soldati a coprire la fuga di re Parn, guidati dall'impareggiabile generale Daenar, fidato consigliere del sovrano, nonché figlio bastardo di quest'ultimo, questione di cui tuttavia re Parn era all'oscuro.
L'esercito avversario era stato distanziato di parecchie leghe, se non altro l'esiguo numero di sopravvissuti dava loro modo di muoversi molto più in fretta, ma ancora non potevano sentirsi al sicuro, ognuno di loro doveva correre fino allo stremo delle forze, almeno fino a quando non avrebbero raggiunto il passo di Dorth Ardil, attraversato il quale avrebbero abbandonato la piana che li esponeva pericolosamente ai mortali dardi nemici. Il piano era semplice ed efficace, di quelli che Daenar prediligeva, l'assoluta fedeltà dei suoi uomini avrebbe fatto il resto.
Daenar si voltò un istante quando la vista del suo sovrano gli fece correre un brivido malinconico lungo la schiena.
Pallido.
Il fiero guerriero che li aveva guidati in numerose vittorie ormai non era che l'ombra di se stesso, forse quella sconfitta tanto bruciante avrebbe segnato la fine del suo impero, forse la perdita di determinazione avrebbe fatto vacillare il suo esercito, forse sentiva la sua ora vicina.
Daenar provò un accenno di compassione e gli occhi gli si inumidirono per un fugace istante, ma ormai non poteva più pensarci, i destini erano stati scritti e gli eventi dovevano seguire il corso prestabilito, senza indugi, senza ripensamenti, senza futili distrazioni…aveva un esercito da guidare verso il passo.
Arrivarono finalmente al valico e iniziarono la traversata, i loro cuori si colmarono di speranza , i più affrettarono la camminata per la consapevolezza di essere in salvo, grida di gioia cominciarono a riecheggiare tra le fila, l'euforia terminò nell'istante in cui una pioggia di frecce cadde sulle prime file e pesanti macigni crollarono sulle loro retroguardie bloccando ogni via di fuga.
Il Generale Daenar afferrò le redini della cavalcatura reale facendola muovere sotto una sporgenza che offriva maggiore protezione ergendosi in tutta la sua stazza come ultimo baluardo , poiché gli ultimi superstiti stavano venendo travolti dalla cavalleria avversaria che giungeva inesorabile dall'imboccatura opposta.
L'esito fu funesto.
Daenar si voltò verso il suo Signore il cui viso era una maschera di terrore e angoscia, sicuramente sentiva che la sua ora era vicina ma non poteva certo aspettarsi che sarebbe giunta dal pugnale che Daenar teneva tra le mani e che gli penetrò il cuore.
"Milesia doveva essere una regina…non la sgualdrina dei tuoi soldati per nascondere le tue discendenze bastarde "
Gli occhi di Daenar erano il ritratto della follia, con un rapido movimento girò il pugnale nella carne per poi estrarlo lasciando che il corpo esanime di Re Parn cadesse indegnamente nel fango.
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