Notturno
di Gabriele Zanvercelli
Cammina leggera, quasi danzando sulle note di una musica silenziosa. Attraversa la grande piazza e sorride felice quando giunge al ponte sull'antico fiume, le piace il rumore dell'acqua ed i suoi misteriosi riflessi notturni. Ama le prime ore dopo la mezzanotte, la grande città silenziosa, il vento che gioca coi suoi capelli e l'oscurità trafitta dalle luci dei lampioni.
Vede avvicinarsi un uomo dal passo affrettato, lo osserva curiosa, sa che a quell'ora gli incontri possono essere pericolosi, a volte interessanti. Le arriva vicino e si ferma a guardarla, prima stupito poi bramoso. Lei sa di essere bella, il suo corpo flessuoso, i suoi lunghi biondi capelli ed il profondo blu dei suoi occhi hanno ispirato più di un artista.
Sente il desiderio dell'uomo: animalesco, violento, pericoloso. Lo guarda negli occhi e ride, vede il suo ardore trasformarsi in paura e ne è deliziata, ma prosegue il suo cammino perché la notte ha ancora molto da offrire.
Il tempio della Gran Madre, vertice di un magico triangolo, aspetta la sua visita, le solenni statue ai lati della scalinata attendono il suo saluto.
Prima ancora di vederlo, sente il suo profondo dolore. Siede fra le colonne, la testa china, i neri capelli gli nascondono il volto.
Gli si avvicina, timorosa, cercando parole adatte: "Posso aiutarti, posso porre fine al tuo dolore, al tuo rimorso".
Lui si rialza, un ragazzo col volto di un angelo e lo sguardo di un condannato: "Per me non ci può essere perdono".
Per un'istante crede di essersi sbagliata eppure egli è colpevole ed è un essere umano.
Il desiderio la travolge, sa di poterlo aiutare e vuole farlo: "Qualunque sia la tua colpa sarà cancellata alla tua morte, io posso darti la fine delle tue sofferenze".
Le sorride, malinconico, e lei rabbrividisce ascoltando la sua confessione: "Ho ucciso mio fratello nemmeno tu puoi aiutarmi.". Ora è sicura di chi ha davanti e sa cosa deve fare, sa come conquistare il suo amore, sa come avere il suo corpo.
I suoi biondi capelli sembrano animarsi, i suoi occhi hanno il colore del sangue, il bianco dei canini contrasta col vermiglio delle labbra e la sua voce assume un tono di comando :" Berrò il tuo sangue mio dolce mortale". E' veloce, in un istante si protende verso il collo, verso le vene pulsanti.
Si ritrova a terra, devastata dal dolore, incapace di muoversi. La sua bellezza è sparita, ora è solo un ammasso di ossa incartapecorite, un orrendo mostro. Non capisce cosa è successo, è come se il sole l'avesse prosciugata. Lui la guarda con occhi che già erano antichi prima che lei bevesse il suo primo sangue. Una domanda le sale sulle labbra riarse, a fatica pronuncia gracchianti parole: "Chi sei?".
Non c'è risposta, il ragazzo si gira, si allontana, lei raccoglie tutte le sue forze e grida: "Dimmi il tuo nome, ti prego.".
La brezza notturna le porta la risposta: "Sono colui che per primo uccise, colui che nessuno può toccare".
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