La nebbia del Lago
di Danny Cliceri

Dovevano sembrare come mille stelle che cadevano su uno specchio, sì, tutti quei fiocchi di neve che passando lo scuro orizzonte dei monti finivano col deporsi sulle acque del lago, il vecchio lago.
Nelle sue fluide membra galleggiava immobile il riflesso di quel cielo illuminato di bianco, di quella impalpabile foschia che tutto velava di grigie note, e di tanto riguardo erano tese le sue acque che nemmeno ai timidi batuffoli permise di incrinarvi la superficie, neppure al vento né alle foglie, ma ciò solamente al legno di quella slanciata imbarcazione che dalla riva partì silente e immensamente quieta.
Teneva un corpo tra i fiori e gli ornamenti, uno splendido sorriso di donna; con in mano un traballante lume a rischiararne le distese spoglie.
Nel suo fluire, nel suo allontanarsi, un canto lieve come la bruma si issò dalla terraferma, proveniente da quelle figure incappucciate che accostate l'un l'altra giacevano a riva ad osservarla riflessa nello specchio, dietro le loro candide maschere decorate da finti sorrisi. Un piccolo bambino era lì, con la sua minuta maschera tra i crini del cappuccio, a stringer forte la mano del nonno nello scostarsi dal mento le lacrime che continuavano a scendere. I suoi lucidi occhi vibravano di spavento, soli e sperduti adesso che la madre se n'era andata.
Quando il canto finì tutti prostrarono la testa, tennero il silenzio, scomparendo poi dolenti nella foschia per rincasare al riparo.
Il lume divenne un puntino nell'orizzonte e quindi svanì. La bufera si intensificò, prendendo a spirare con nuovo impeto.
"Denzel, dobbiamo ravvivare il fuoco", mormorò il nonno al piccolo bambino, "O questa casa diventerà fredda come il lago". Il vecchio trattenne un premuroso sorriso, ma non appena s'adagiò davanti al camino i suoi occhi si persero scoraggiati nel vuoto.
Denzel aveva pianto molto; ora i suoi occhi erano soltanto lucidi, e non appena vide il nonno rattristarsi subito gli fu accanto: "Non c'è più bisogno di piangere, non serve più nonno"
"Denzel, cosa dici?"
"Io non credo che la mamma se ne sia andata, sai?"
Il vecchio si asciugò le lacrime poi soffiandosi il naso con gran baccano: "Dici davvero Denzel? Povero piccino"
"Io la sento invece, la penso. Prova anche tu nonno. Io… l'ho immaginata accanto a me di fronte al fuoco, parlavamo di zucchero. E lei aveva la voce, aveva il suo profumo. Io… l'ho sentito davvero"
"Cosa hai sentito?", chiese il nonno commosso dalla forza del ragazzo.
"Ho sentito quello che provo quando sono con la mamma, che nessuno può farci niente se siamo insieme, lei mi protegge. Se io sento questo allora la mamma è ancora qui, qui con me… non la farò andar via dai miei pensieri. Prova anche tu nonno", esclamò Denzel non appena gli occhi tornarono lucidi.
Il vecchio inspirò chiudendo gli occhi, rimase lì, ma poi come sconfitto soffiò fuori tutte le energie. Dondolante si avvicinò alla finestra per osservare il lontano lago: "Non si vede più niente, c'è troppa nebbia Denzel… laggiù c'è troppa nebbia".

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