Il piccolo Elfo
di Jonathan Sabbadini
Il Piccolo Elfo correva, correva con quanto fiato aveva e anche di piu'.
I rami piu' bassi della fitta boscaglia gli graffiavano il volto, rovi e ortiche avevano reso rosse di sangue le gambe magre e le braccia. Inciampava, cadeva, ma subito si rimetteva in piedi.
Correva come il vento, incurante delle brucianti ginocchia sbucciate, dei palmi delle mani scorticati, il suo sguardo era determinato ma una nota di disperazione lo percorreva, lacrime come gocce di rugiada scivolavano sul piccolo viso.
La veste di soffice e delicata stoffa che indossava era ridotta ad uno straccio, sul petto ciondolava l'amuleto che sua madre aveva costruito per lui, con minuscole conchiglie e sassolini tondi, tutti colorati. Ai piedi le scarpine di tela che portavano tutti gli Elfi della sua tribu'.
Vestiva i colori del suo Clan, il profondo azzurro del mare e il vivace verde dei boschi.
Un orecchino, in filigrana d'argento, con un piccolo pezzetto di corallo rosso incastonato al suo interno indicava che era ancora un cucciolo e come tale non aveva diritto ad un drago tutto suo.
Il suo villaggio sorgeva su una scogliera, grotte e casupole costruite direttamente a picco sul mare, collegate da passaggi scavati nella roccia e stretti ponticelli di corde e legno. Dietro la scogliera la foresta, imponente, antica.. di fronte, solo il blu infinito.
Il Piccolo Elfo correva veloce, se avesse avuto le ali avrebbe volato..
Uno dei cuccioli di drago marino che vivevano nella grande grotta sarebbe stato suo un giorno, si erano già scelti. Era bastato un solo lungo sguardo a creare il legame che li avrebbe uniti per la vita.
Aveva grandi occhi azzurri come l'oceano, le due piccole corna a cui si sarebbe aggrappato durante il volo già si intravedevano sotto la spessa pelle squamosa, i suoi colori erano quelli che il mondo veste durante il tramonto, ma sottili anelli di squame candide come la neve percorrevano il suo lungo sinuoso corpo. Si! Quello sarebbe stato il suo Drago, lo sapeva.
Si concentro' sulla corsa. Correva a perdifiato, non sentiva i polmoni che volevano esplodere. Non ascoltava la milza che lo ammoniva con tremende fitte, si rifiutava di dare ascolto al sordo dolore che lo percorreva ad ogni movimento. Nemmeno sentiva piu' le gambe che lo portavano avanti nonostante le lunghe ore di corsa che avevano coraggiosamente sopportato. Ormai era arrivato. Il fitto bosco iniziava a diradare, si intravedevano le prime coltivazioni e l'azzurro del cielo faceva capolino tra le chiome degli alberi. Rumori e canti giunsero alle orecchie del piccolo Elfo, sul visino comparve l'ombra di un sorriso. Ce l'aveva fatta!
Il grande villaggio al centro della foresta si apriva davanti ai suoi occhi, le prime a vederlo furono le raccoglitrici di frutta che si precipitarono verso di lui urlando..
Stremato il piccolo rallento', si fermo'.. cadde.
La freccia conficcata nella sua schiena si spezzo'..
"Gli Umani.." -riusci' a sussurrare- "Gli Umani.. ci hanno trovato."
Poi.. chiuse gli occhi e sogno' il suo drago.
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