Rotacismo
di Stefano Leonardo Spadino
Rotacismo : In fisiologia, difettosa o impossibilitata pronuncia dell'erre.
Così riporta il dizionario di lingua Italiana.
E così pensava Don Leonardo del suo difetto di pronuncia.
Chi mai avrebbe sospettato che ciò per cui lo deridevano fin da bambino, fosse in realtà la chiave per accedere a un potere immenso.
Adesso, mentre riprendeva fiato nelle oscure fogne di Praga, celandosi ai Golem, la mente tornò al momento in cui il mondo impazzì.
Era quel tipo di persona che glorificava Dio con la semplice vita quotidiana e con lo studio, più che pregando. Col cuore caldo e umile, che lo rendeva ricettacolo delle confessioni di angosce e paure da parte della gente. Un prete buono e gentile nel cui animo il seme della cattiveria non attecchiva.
Ma la corruzione serpeggiava vicino.
Quel venerdì in chiesa c'erano due donne anziane, e una ragazzina sedicenne che aveva accompagnato la madre in sedia a rotelle.
Poi il male varcò la soglia del terreno consacrato.
Ansanti, armati, col volto coperto e i sacchi pieni di refurtiva sei demoni si insinuarono nella chiesa.
"Ehi, coglione, dobbiamo nasconderci per qualche ora ."
Così lo apostrofò uno, mentre gli altri procedevano tra le panche lignee.
"Ma non vi vergognate? Siamo in chiesa!"
"Taci, troia!" Con un calcio ribaltò dalla sedia a rotelle la donna che aveva parlato.
"Zitta o urlerai sul serio." Intimò poi alla ragazzina che strillava terrorizzata, agguantandola per i capelli. Poi latrò "Ma lo sai che sei carina? Credo che ci divertiremo io e te."
Don Leonardo si frappose tra lui e la ragazzina implorandoli "Vi scongiuro fermatevi, che senso ha tutto questo dolore?"
"Doloue? Cos'è il doloue? Ahhhh, Intendeva doloRE!!!" Ridendo, la bestia gli schiantò in faccia il calcio del Kalashnikov mandandolo a fracassarsi contro l'altare, e rivolto ai mostri che stavano legando le donne gracchiò "Mio Dio, un prete frocio!!!"
Semisvenuto, ammantato di rosso dolore, le urla della ragazza nelle orecchie, il prete biascicò "Non ho mai pregato per me Mio Signore, ma per una volta non invoco misericordia o Potente, ma la tua Ira…"
Accadde così. Un lampo di luce bianca e dei mostri rimasero solo sei mucchietti di sale.
Ira…, o meglio "Iua" pronunciata da lui.
Così simile al suono di Yahvveh o Jehovah. Senza volerlo aveva pronunciato parte del tetragrammaton, il nome di Dio.
Poi il senso di colpa, l'incredulità, l'insabbiamento operato della chiesa, la confessione fatta ad un superiore, ed era precipitato in un maelstrom di eventi surreali. Inseguito da gargoyle animati dai riti degli incantatori di Roma e Torino, e golem creati dai cabalisti ebraici, mentre la sua comprensione delle parole di potere cresceva.
Intanto nelle notti il tanfo di zolfo si avvicinava, qualcosa più sinistro dei "maghi" umani era sulle sue tracce.
Passi pesanti echeggiarono lontani, riportandolo al presente.
Doveva tornare a Roma. Il libro che cercava giaceva nella biblioteca vaticana.
Sarebbe giunto il momento di affrontare i suoi inseguitori. E lui doveva prepararsi. Pronunciò a fatica le sillabe per cambiare forma.
Un topo si dileguò nell'oscurità.
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