Notte d'inverno
di Valentina Cipriani

Il fuoco scoppiettava allegro, proteggendo gli avventori dal freddo. Fuori era inverno, e la taverna del paese faceva grandi affari; ma ormai era tardi e la maggior parte dei clienti si era rintanata in casa o nelle camere di sopra. I tavoli pieni erano pochi: due spadaccine che terminavano la zuppa in silenzio, un ubriaco accasciato sul tavolo e un gruppetto di uomini che beveva birra spumeggiante cantando ad alta voce le vecchie ballate.
Quando la notte si fa oscura
e la luna sorge fatale
nasconditi dietro le mura
e aspettati qualcosa di mortale…

Ridevano continuamente, senza riuscire a spaventare nessuno.
Coral non li ascoltava. Era un bell'uomo, dai tratti marcati, un mercenario alla ricerca di avventure e denaro, e come le spadaccine sorbiva la sua zuppa in silenzio. I suoi occhi, però, erano catturati da una figura rintanata nell'ombra, che di tanto in tanto si voltava a sorridergli.
Era molto bella. Il mantello non nascondeva il corpo snello ed elegante, e i capelli biondi, del colore della luna, scintillavano debolmente. Erano gli occhi, però, a colpirlo più di tutto: di un azzurro intenso, freddi e puri come il ghiaccio.
La sua posizione nascosta aveva impedito che qualcuno la notasse, ma Coral era un attento osservatore. Non si chiese come doveva interpretare quei sorrisi: sapeva di attrarre le donne. E lei era tanto bella da incantarlo.
Creature strane e misteriose
popolano la notte nera
subdole e silenziose
aspettano chi si dispera…

Attese che le spadaccine si ritirassero, poi si alzò lentamente e la raggiunse. Lei lo fissava seria, splendida e misteriosa, e lo spirito di lui non poté resistere a quell'invito.
- Meglio stare al caldo in giornate così… - esordì piano. Lei assentì e prese a parlare della neve, con la voce bassa e melodiosa, che nascondeva una certa forza. Conversarono a lungo, vicini nella notte. Coral si sentiva straordinariamente a suo agio, tutto gli sembrava giusto, naturale. Così gli parve assolutamente normale, quando lei tese una mano, afferrarla delicatamente e seguirla fuori, nel gelo.
Uscirono e lei alzò gli occhi verso le nuvole; la neve le cadde lenta sul viso pallido. Lui si avvicinò, affascinato, e delicatamente la baciò, desiderando la sua vicinanza. Lei ricambiò il bacio con naturalezza, come se non fosse strano baciare uno sconosciuto nel gelo notturno di una nevicata. Coral la strinse delicatamente, e lei gli passò le braccia attorno al collo, dolce e profumata di miele.
Il cambiamento fu tanto rapido che lui a malapena se ne accorse. La sua stretta divenne più forte e decisa, tanto che lui non poté liberarsene. Le sue labbra scesero lungo il suo viso e la sentì spalancare la bocca ad un tratto, sentì i denti acuminati che gli perforavano la pelle scoperta della gola. Si agitò debolmente, in panico. Senza risultato: finì in fretta. Mentre sentiva il sangue, e con esso la vita, fuggire via, poté udire la fine della ballata…
Mortali e efferati
grandi per malvagità:
occhi chiari gelati
di vampiro la volontà.


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