Il gallo magico cantò tre volte
di Marizia Bergamasco

Il gallo magico cantò tre volte. Poi la Strega si svegliò, e l'incantesimo si dissolse. Mentre la sua coscienza lentamente riemergeva dall'oblio, mille altre illusioni parvero animarsi: il paesaggio si accese di colori, l'aria di suoni, e la vita tornò a scorrere all'unisono col tempo.
Ma i suoi occhi vedevano oltre i miraggi che il suo stesso potere creava: vedevano il pianeta nudo, eternamente addormentato nel gelo e nel buio. Vedevano le antiche stelle, la cui luce da tempo non solcava più il cosmo. Vedevano l'universo stesso lanciato in una folle corsa, spinto da una forza oscura che lo lacerava, che strappava i pianeti alle stelle, le stelle alle galassie, e poi sempre più a fondo… vedeva le minuscole particelle alla base della materia stessa vibrare come impaurite, come se sapessero che presto quell'arcano Demone le avrebbe separate le une dalle altre.
La Strega sospirò. O almeno provò a farlo. Poi si ricordò che non c'era più aria, e che i rumori risuonavano solo nella sua mente.
La Strega era sola. Sola come nessun altro era mai stato. Sola al tramonto dell'universo. La avvolse la tristezza, e ricadde nell'oblio.
Il gallo magico cantò tre volte, e la Strega tornò in sé. Il mondo dei miraggi riprese vigore con lei. Si mise a camminare in mezzo ai paesaggi che il suo potere andava via via disegnando. Erano esistiti davvero conigli rosa? Ne dubitava. I ricordi si facevano incerti, si intrecciavano con i sogni. Di certo quel buffo animale con becco, zampe palmate e pelliccia doveva averlo inventato! La Strega rise: in un certo senso, la sua immaginazione perpetrava la creazione, originando addirittura nuove forme di vita. Un pensiero folle iniziò in quel momento a pervaderla, senza che lei nemmeno se ne accorgesse…
Il gallo magico cantò tre volte. La Strega era già sveglia, e salutò quel suo piccolo incantesimo con affetto, prima di disattivarlo per sempre. Nessun miraggio filtrava l'orrore e la devastazione che la circondavano. La lacerazione era sempre più profonda, nulla poteva opporsi alla forza oscura. Ma la Strega non era più sola: dentro di sé sentiva crescere una nuova vita. Presto sarebbe giunto l'attimo, e lei sarebbe stata infine ciò che aveva sempre desiderato. Madre, alla fine del mondo.
E l'attimo giunse: mentre la sua folle corsa strappava la trama stessa dell'universo, nell'urlo muto di miliardi di particelle, nel fragore silenzioso della materia che diveniva energia, lei diede alla luce la sua creatura. E dalla Strega nacque l'Infinito nel Nulla: mentre l'estasi la coglieva, fu la prima ad essere attratta dentro di lui. E poi, vorticosamente, togliendo senso al tempo stesso, l'intero tessuto dell'esistenza si riversò nel nuovo nato.
Il gallo magico non poteva più cantare. Ma il Figlio della Strega emise il primo vagito: e dal Nulla, l'Infinito iniziò ad espandersi, l'energia tornò materia, e poi pianeti, stelle, galassie, universi.
Ed un gallo canterà, in mezzo ai conigli rosa.

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