La scelta
di Arianna Comotti

Anche il sole adesso se ne va via, va a nascondersi dietro le montagne per non dover più sopportare la vista di questo scempio... un campo di battaglia così tanto intriso di sangue da essere ancora più rosso dei raggi dell'astro che si frantumano all'orizzonte.
Eserciti di nemici, di amici, di alleati, di traditori o di spie, di uomini, di elfi, di orchi o di nani... non c'è più differenza adesso, nessuno vale più o meno di chiunque altro, ora che i loro corpi sono tutti ammassati allo stesso modo, trucidati e deturpati e mutilati senza distinzioni, perchè le orecchie appuntite o le zanne acuminate non possono nulla contro la ferocia di questa guerra.
Seduto qui, su una collina che domina la distesa di corpi esanimi, miriadi di domande e dubbi mi tormentano e mi invadono ogni volta che guardo laggiù.
Sono abituato alle guerre, ma questa è riuscita a riempirmi di strazio, e so che non riuscirò a levarmi di dosso il suo odore nè ora nè mai.
Mi volto per guardare tutto tranne quel mosaico di morte; mi giro a sinistra, ma vedo la mia spada, piantata nel terreno, grondante di sangue dall'elsa alla pozza che ha formato sotto di sè.
Allora chiudo gli occhi, ma i volti dei miei nemici infestano i miei pensieri con i loro volti, mummificati in un'espressione di dolore, di odio e di terrore, e con le loro urla, che gridano anche quando copro le orecchie con le mani.
Ma perchè tutto questo?
Perchè la convivenza sembra una possibilità talmente ridicola da non poter essere presa in considerazione?
È l'eterna lotta tra il bene e il male questo istinto che spinge a odiare e a uccidere solo per dimostrare ai propri nemici naturali la supremazia della nostra parte?
Come facciamo a scegliere da quale parte schierarci? È qualcosa che nasce con noi, o il libero arbitrio è solo un'illusione del destino?
Siamo marionette nelle mani del fato o mettiamo a repentaglio le nostre vite per una sovrumana, perpetua e incontrollabile sete di potere?
Forse non è tutto riducibile a questo. Forse è solo la paura che ci spinge: la paura degli altri, dei diversi, e la paura che loro non temano noi, e che per questo possano rompere la tranquillità del nostro piccolo orticello.
O forse è la speranza di poter vivere una vita senza nemici.
Ma no. Non è niente di tutto questo. È tutto molto più semplice: in questa battaglia senza luogo, senza tempo e senza fine, il destino ci ha imposto una sola scelta: vivere o morire.
Per questo abbiamo deciso che questo sarebbe stato l'ultimo capitolo della storia dei nostri nemici.
Per questo quando il fato ci ha chiamati, ognuno di noi ha risposto trasformandosi in un eroe, per scelta o per forza.
Perchè noi orchi abbiamo scelto di vivere.

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