Rifugio
di Elvio Bissolati

Nei monti quella notte faceva un freddo terribile. Tharon aveva bisogno di fermarsi e riposare, ma prima doveva trovare un riparo! "Devo proseguire fino al prossimo rifugio, tornare indietro equivarrebbe ad un inutile suicidio".
Cercava di scaldarsi mediante i suoi poteri, ma non ci riusciva. Allora convogliava tutta la rabbia che covava verso i suoi nemici, e finalmente il suo corpo reagiva al freddo.
L'odio era diretto ai suoi stessi simili, i Condottieri, ma soprattutto verso quell'incompetente di Romyr, che l'aveva espulso anni prima dai Grandi Regni in seguito al suo tradimento. Ora rimpiangeva di non essere riuscito a farlo secco durante la guerra. Tutto sarebbe stato così semplice, dopo la sua morte! Si sarebbe scelto un degno capo, che avrebbe portato il mondo verso un futuro di potere. Invece Tharon aveva fallito miseramente, e così era stato esiliato.
Mentre arrancava nella neve, con gli occhi indolenziti ridotti ad una fessura, meditava sulla sua vita; da ormai sette anni girava per il mondo come un bandito, razziando e uccidendo. Non esistevano più regole. In fondo, i Condottieri gli avevano regalato la libertà assoluta.
Il vento lo investì come per punirlo per le sue azioni. Tutto in quella notte era opprimente e insopportabile.
"Manca ancora molto ad un riparo?"
Con uno sforzo si concentrò e amplificò i propri poteri mentali; non udiva più il rumore assordante del vento, non soffriva più per il suo corpo intorpidito.
Percorse con la mente il sentiero nel fitto bosco, fino a trovare nelle vicinanze un piccolo rifugio per viaggiatori.
Dopo poco tempo raggiunse finalmente la destinazione. Aprendo la pesante porta di legno lasciò entrare una folata di vento all'interno dello stanzone; vicino al camino erano seduti un uomo e una donna, che lo guardarono senza molta curiosità.
Tharon richiuse in fretta la porta e andò a sistemarsi in un angolo, lontano da loro; si tolse di dosso la neve accumulata nel viaggio e si sistemò in un angolo; non aveva intenzione di sedere vicino agli altri per accaparrarsi un po' di calore. Aveva qualche provvista nella sua sacca, doveva averla rubacchiata nel precedente villaggio.
Mentre mangiava contemplava la coppia; indossavano comuni abiti da montanaro, entrambi non dovevano superare la trentina. Tharon li scrutava con l'Occhio della Mente.
Improvvisamente iniziò a provare un forte odio verso di loro; ultimamente capitava sempre più spesso questo repentino cambio di umore. Stava lentamente impazzendo, ne era certo. I suoi martorianti pensieri, la rabbia, tutto ciò lo spingeva sempre più oltre il limite della sanità mentale.
La coppia gli portava il ricordo di Romyr e moglie. Voleva vendicarsi di quei due! Ormai li vedeva così, non poteva, o forse non voleva, vederli diversamente. Represse la risata malsana che gli stava salendo dalla gola, per non farli insospettire.
Finito il loro pasto, le due persone si allontanarono dal camino per raggiungere i loro giacigli. Guardando un'ultima volta dalla parte di Tharon, il quale si finse interessato alla propria sacca, si coricarono per dormire in tranquillità.
"Entro breve conoscerete l'inferno".

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