Gli occhi della paura
di Elena Cartone

Questo è il racconto di un fatto realmente accaduto che ho il dovere di narrare.

Quattro Settembre Duemilasette, notte.
Il salone della villa era grande e gremito di persone.
Lo spettacolo era iniziato da dieci minuti quando improvvisamente la luce se ne andò. Noi dell'organizzazione corremmo fuori per cercare la causa del guasto, ma ci accorgemmo che l'intera città era al buio. Non potevamo far altro che aspettare.
L'antica villa era bellissima anche avvolta dall'oscurità. La pioggia caduta durante tutto il giorno aveva risvegliato l'erba dal torpore estivo e i pini rilasciavano un intenso profumo. Eravamo in pochi sulla scalinata esterna, il pubblico era rimasto in sala nell'attesa che tornasse la luce. Gettai la sigaretta ormai finita e tornai dentro. Notai subito che anche le luci di emergenza si erano spente, così presi una candela dall'ingresso ed entrai nel salone. Il pubblico era seduto ordinatamente, nessuno parlava. Stavano piangendo. Tutti.
Un pianto sommesso, senza lacrime. I visi erano contorti in grottesche espressioni di dolore, ma pareva che qualcosa trattenesse le loro lacrime per non dare a quelle persone la soddisfazione di poter sfogare la disperazione. Nessuno si accorse della mia presenza. Le teste chine non davano alcun cenno mentre, al mio passaggio, la candela proiettava sulle pareti ombre mostruose. A un tratto qualcosa si mosse tra le gambe delle sedie e sgusciò via verso il palco e dietro le quinte. Pensai che fosse un gatto e lo seguii, ma non trovai niente.
<<Assurdo! Eppure mi è sembrato…>> non feci in tempo a finire la frase che la mia candela si spense e due piccoli occhi viola mi si pararono davanti facendomi indietreggiare dallo spavento.
<<Tu mi vedi?>> chiese una voce appena sussurrata.
Sarei scappata, ma qualcosa dentro di me mi tratteneva.
<<Chi sei?>>
<<sono uno spirito. Lo spirito delle paure.>>
Mi sembrava di essere in un sogno <<uno spirito? Cosa cerchi qui? Da dove vieni?>> avevo il cuore in gola.
<<sono salito su dal pozzo nel giardino, per trovare delle creature con cui dividere un po' degli incubi che porto dentro.>>
<<Incubi?>>
<<Io sono stato creato dai grandi padri del mondo perché gli esseri umani potessero liberarsi dalle loro paure e vivere serenamente. Ma non ce la faccio a tenere tutto dentro, sono solo uno spirito! Così, quando posso, mi avvicino alle persone e le loro anime risucchiano un pò delle paure che io porto addosso, sollevandomi da questo peso.>>
<<quindi queste persone piangono perché hanno paura?>>
<<piangono perchè non vogliono guardare in faccia le loro paure, così le allontanano dalle loro menti e dai loro cuori, invece se le affrontassero io non sarei costretto a portarmele dentro e loro non vivrebbero nel terrore di ciò che io rappresento.>>
<<ma io ho paura eppure non sto piangendo!>>
<<perché ora sono svuotato, almeno finché loro piangono, ma quando smetteranno, tutti i timori torneranno da me e allora forse verrò a trovarti!>> i suoi occhi luminescenti si spensero, se n'era andato.
Non l'ho più rivisto, ma sono passati solo pochi giorni…

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