Le mani della fantasia
di Elena Cartone
Questa è la storia di Giony un giovane mago che creava incanti con la fantasia, ma essendo molto bravo fu catturato da un ricco e malvagio mercante di creature fantastiche che desiderava avere il più bel serraglio mai esistito.
Chiuso nelle umide segrete della fortezza abbandonata il giovane mago creava i suoi mondi fantastici e li animava per tuffarvisi dentro e sentirsi libero e felice. In fin dei conti, dopo tutte quelle settimane, si stava abituando alla prigionia. Si crogiolava all'idea di poter modificare l'aspetto del suo mondo in qualsiasi momento e stava giusto pensando di cambiar forma a un albero quando il rumore dei pugni sulla porta lo fece trasalire.
<<avanti, apri questa maledetta porta, stupido mago sentimentale>> la voce del suo carceriere rimbombò nella stanza prima di essere assorbita dal muschio sulle pareti.
Giony terrorizzato si armò del suo carboncino e si rannicchiò in un angolo.
<<vattene via Zarol, non posso aprirti>>
<<che storia è questa? Apri o butterò giù la porta>> la malvagia voce fece tremare tutti i mondi che il mago aveva creato.
<<No, non farlo! Se non finisco questi mondi, se non pongo la mia firma a sigillo, tutte le creature scapperanno e tu non potrai abbellire il tuo giardino.>>
Il mercante ringhiò furente dietro la porta e strinse i pugni: <<sono stufo di aspettare, meglio per te che ti sbrighi>> si voltò rabbioso e si allontanò.
Il mago tirò un sospiro di sollievo e non perse neanche un attimo per rituffarsi tra le sue creature. Certo non poteva continuare così per sempre, quindi decise che lo avrebbe accontentato. Perciò ogni volta che il mercante tornava a reclamare fate, folletti, o unicorni da poter sfoggiare, Giony creava per lui esseri bizzarri a volte piccoli e insignificanti difficili persino da vedere, altre volte talmente brutti che anche il mercante li rifiutava. Un giorno per fare uno scherzo al cattivo mercante creò un essere mastodontico che appena entrato nel giardino distrusse tutto. Certo dopo quel giorno, per punizione, il mago non ricevette più cibo, ma a lui non importava, gli bastava disegnare un villaggio con una taverna ed entrarci dentro per poter avere tutto il cibo che desiderava. Così da quel giorno le uniche cose che chiedeva furono carbone sottile e pergamene per poter continuare a dar vita alla sua fantasia. Si dice anche che strinse un patto con le fate, loro gli avrebbero fatto dono del fiore eterno che regala lunga vita a chi ha il privilegio di custodirlo, a patto che lui non le avesse mai cedute al mercante, neanche dopo aver terminato e posto il sigillo ai suoi lavori.
Ma le fate potevano stare tranquille, lui non avrebbe mai potuto sigillare quei mondi perché semplicemente non ricordava il suo nome, ma questo Zarol non lo seppe mai.
Vi state chiedendo che fine abbia fatto il mago? beh alcuni dicono che il vento dispettoso spalanchi le sue finestre ogni tanto, facendo volare via i suoi mondi perciò lui è ancora là che crea e crea…
Commenta questo racconto