Linfa di Polvere
di Andrea Ascari

"Ponete gli elementi." Sussurra il maestro.
"Ripartiteli nella forma e nelle posizioni." Incita con pazienza.
"Noi tutti daremo una mano, ma solo Idrindano sarà la punta."
Il rito, agli occhi comuni, appare veloce e banale.
Quasi nessuno, nel piccolo mercato, si ferma a contemplare il crocchio di ragazzi ben vestiti ed il signore ossuto che li guida.
Idrindano è inondato della linfa dei compagni; quasi sviene quando sente l'onda del maestro risalirgli il tronco.
Termina il rito con successo, tra invidia ed ammirazione; è stupito da quanto è stanco, ma si fa forza sulle ginocchia ed osserva il frutto del suo lavoro compire i primi passi.

"PERCHÉ VEDO MALE?!"
"É TUTTO LUCE E POLVERE!"
"Forse ho fallito il rito?"
"Perché non posso parlare?"
"Dove sono ora? Non ero con i miei compagni?"
"LE MIE MANI! SONO STERPI INTRECCIATE!"
La mente è pervasa da ricordi confusi, troppi e non suoi.
La forza cala come acqua assorbita dalla terra. Lentamente volge il capo e capisce.
Cade in ginocchio, ma non può piangere.
Sta morendo, ma ora sa che non è vivo.
Vede nella ragnatela della sue mente impresse tutte le personalità che lo hanno creato, anche immagini del maestro.
Il pericolo proviene proprio da lui, ma la scintilla di Idrindano è più forte.
Con ultime stille il dito di stecco disegna nella polvere.

Il pupazzo esegue passi incerti, la gente lo passa incurante, incapace di notarlo.
Come è buffo il pupazzo, anche quando termina la poca linfa a lui concessa. Si accascia e cade.
"Idrindano vai a pulire, non sta bene lasciare robaccia in giro"
Il ragazzo orgoglioso raggiunge il mucchio di fibre, si blocca, la polvere segna strani graffiti.
Li legge ed impara inorridito due lezioni che non dovrà dire a nessuno.
Vomita sulla polvere.

Sono trascorsi anni ma le lezioni imparate quel giorno non lo hanno salvato.
Idrindano corre per la sua vita.
Come aveva scoperto, gli anziano usano i giovani corpi, forti ed istruiti, per prolungare il fato dei propri.
Quelli che erano compagni ed amici ora lo inseguono mossi dalla paura.
Per boschi e prati corre Idrindano, è stanco e la sua arte non lo aiuta.
Nessun rito è veloce e letale come una freccia od una spada.

Ricorda ancora la lezione di quel giorno.
Il pupazzo creato dalla linfa eredita i ricordi del creatore, forse può perfino credere di essere il creatore egli stesso.
Si ferma. Ha già deciso. Inizia il rito.
Richiama gli elementi necessari tutto intorno a lui. Utilizza alberi e rocce per amplificare.
Gli assalitori sono su di lui e lo credono pazzo per la paura.
Tutto è pronto. Un cervo, sei persone, terra acqua ed ametista.
Il rito esplode perché lui dona tutta la sua linfa, fino alla morte.
Il rito dopotutto è veloce e banale.

Il pupazzo si alza.
Guarda i brandelli dei corpi, anche quello che era suo, che lo hanno generato.
Ha linfa per molti anni.
É morto per essere vivo.
É vivo per muovere i passi verso la vendetta.

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