Lort e il Labirinto di Eron
di Andrea Schiraldi
-Che tu sia maledetto!- il grido di Eron, la Strega del Labirinto, rimase come sospeso nell'aria.
Lort, Cavaliere del Giglio, estrasse la lunga spada dal cuore della donna. La Strega lo aveva maledetto, prima di morire, e questo non prometteva nulla di buono, ma, ora, solo la grande Porta d'Argento lo separava dalla mitica arma, che lui ed i cavalieri del suo ordine cercavano da molto, troppo tempo: non doveva fare altro che percorrere il lungo corridoio e superare quell'ultima barriera.
Lort iniziò a correre e più avanzava più il caldo diventava soffocante. Corse per un tempo che gli parve infinito e cominciò a domandarsi se, per caso, non avesse perduto la strada, quando, finalmente, giunse alla Porta d'Argento. La spalancò senza esitazione: la Sala della Corona era enorme, buia, non se ne distinguevano le pareti ed il soffitto. Al centro, unico punto di riferimento nell'oscurità circostante, l'Arco di Pan brillava, come un cristallo di ghiaccio al sole.
Il Cavaliere mosse solo pochi passi, quando dal buio sopra di lui, piombò sulla sua strada un grande drago.
Bianco, come la neve, con grandi occhi rossi, il Drago Guardiano, posto a difesa dell'Arco dalla Strega Eron, si parò davanti a Lort, dispiegando le ampie ali.
-Non mi potrai fermare, drago!-gridò il Cavaliere, sguainando la spada e lanciandosi contro la bestia.
Lort corse incontro al drago, la spada in pugno, pronto al combattimento, ma quando la punta della lama lo toccò, tutto divenne nebbia e si ritrovò in piedi davanti al corpo senza vita di Eron.
-Com'è possibile?-si domandò, correndo lungo il corridoio che lo avrebbe condotto alla Porta d'Argento. Dentro l'armatura scintillante, il calore era insopportabile e, senza fermarsi, Lort si sfilò l'elmo, gettandolo a terra. Giunse alla Porta e la superò. La Sala della Corona era immersa nel buio più fitto e, nel centro, risplendeva l'Arco di Pan. All'improvviso un grande drago bianco si pose davanti alla coppa, le ali distese, fissandolo con terribili occhi di fuoco.
-Ma…-Lort sguainò la spada, scagliandosi contro il Drago Guardiano -non può essere! Muori, bestia!
Invece di colpirlo, tutto fu, nuovamente, avvolto dalla nebbia e, di nuovo, si trovò dove giaceva la Strega del Labirinto.
Con un grido di frustrazione riprese la corsa verso la Sala della Corona, mentre l'eco dei suoi passi rimbalzava sotto le alte volte del corridoio. Ormai ogni passo, ogni movimento costava uno sforzo enorme, il peso della sua armatura lo soffocava, si sfilò i guanti ferrati e gettò il grande scudo. Giunse alla porta e tutto fu come prima…e ancora una volta si ritrovò davanti al corpo di Eron.
Accecato dall'ira, tornò alla Porta d'Argento, liberandosi della corazza e della spada: troppo il loro peso!
Entrò nella Sala e si lanciò contro il possente animale, ma, questa volta, inerme e disarmato fu ghermito dagli artigli del Drago Guardiano. La risata, gelida e vittoriosa, di Eron del Labirinto risuonò nella Sala della Coppa. Poi il silenzio calò su Lort, Cavaliere del Giglio. E tutto si fece buio.
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