Il segreto
di Vincenzo Comito

Shanja si risvegliò tra i lamenti della foresta. L'Albero d'Acqua era ancora una volta davanti a lei, la cingeva di riflessi acquorei. Intorno, il grumo d'ombre che aveva attraversato poche ore prima.
"Ho fallito" pensò, "credevo di aver raggiunto l'esterno..."
Due lacrime toccarono il suolo, sgattaiolarono verso le radici dell'Albero, che le assorbirono in un istante.
Aveva trovato l'Albero d'Acqua, lei, una donna, ma ora non riusciva a uscire da quell'intrico. Il re la aspettava, sempre più solo, nella fortezza in cui nessuno riusciva a ritornare.
"Neanch'io farò ritorno al castello, questa sarà la mia tomba."
Strinse i pugni, non si sarebbe mai arresa. Si tolse l'armatura e la gettò a terra. L'armatura che aveva rubato, che l'aveva nascosta tra i Grandi Cavalieri della Spedizione.
I Paladini.
Caduti tra le illusioni della foresta.
Gli Eroi.
Tutti morti.
Li aveva visti uccidersi a vicenda.
Come gli altri aveva avvertito una potente aura di sospetto e terrore non appena varcato il confine del bosco. Poco dopo, nascosta dietro i cespugli, aveva visto fuggire i cavalli tra lo sfolgorio delle lame dei guerrieri impazziti.
Ma lei non aveva perso la ragione e l'ampolla, in cui era riuscita a intrappolare qualche goccia dell'Albero, era ancora nelle sue mani. Quando aveva avvicinato le dita al tronco liquido le era sembrato che questo le stesse risucchiando il sangue dalle vene.
Ora doveva uscire.
Decise di seguire un sottile bagliore che nasceva da un ramo fluido. Camminò, per ore, andando sempre dritta, finché vide un raggio di luce. Paura e speranza la spinsero avanti.
Migliaia di corpuscoli luminosi galleggiavano tra i rami di un albero.
L'Albero d'Acqua.
Accanto, la sua armatura.
Si disperò, ma stavolta non ebbe il tempo di piangere. Le tenebre si sollevarono da terra, sguainando spade consunte. Minacciose, si frapposero tra lei e l'Albero.
I Paladini.
Ridotti a mere ombre.
Puntarono verso di lei.
Shanja rimase sbigottita, poi non poté far a meno di correre. Non c'era salvezza, la foresta si richiudeva su se stessa come un enorme specchio ricurvo.
"Perché, perché sono venuta fin qui?"
Pensò al tepore della sua casa. Alla carestia che aveva osservato dalla finestra. Alle voci su un esercito di cavalieri evanescenti che invocava la morte del re.
Come poteva quell'albero rappresentare la salvezza del regno?
L'Albero.
Forse poteva fuggire, non aveva altra scelta.
La fatica stava per prendere il sopravvento, mentre il rumore di corazze arrugginite quasi le toccava la schiena. Ma, alla fine, l'Albero d'Acqua le si parò davanti.
Gli si accostò.
Dietro di lei, immobile, una schiera di sagome nere. Ora sapeva che la causa della maledizione del regno erano gli stessi cavalieri del re, corrotti da un male oscuro.
Allungò una mano verso il tronco, che baluginava onde liquide.
Le ombre si fecero avanti.
Shanja penetrò nel fluido cristallino. Un mondo di luci e suoni soffusi la avvolse, mentre la sua linfa vitale si scioglieva nell'Albero.
Un nuovo corpuscolo luminoso apparve tra le foglie, custode del segreto della maledizione.

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