I giorni dell'Aria Grigia
di Luigi Costa
Quando il messaggero tornò dall'Altipiano, era già chiaro a tutti che non recava buone notizie.
"Una dura sconfitta, è stata. Sono caduti prima i falconi mandati in perlustrazione, poi i giganti. Quindi i cavalieri, nulla hanno potuto le lucenti armature, poi gli elfi dalle inutili frecce fatate e infine i nani dalle pesanti asce. Nessuno è rimasto in vita, sull'Altopiano. Tutti caduti, come addormentati. Ma morti. Anche il Principe si è accasciato al suolo, esamine. Onore al coraggio suo e dei suoi compagni. Ma il coraggio non basta, per combattere il nulla."
Il re salì sulla torre più alta del suo castello, dove erano radunati i maghi più potenti e gli anziani più saggi del Regno. Li aveva fatti riunire prevedendo che il suo pur potente esercito non avrebbe potuto resistere ad un simile attacco.
Il suo consigliere più fidato gli disse:
"Sire, non può rimanere con noi. Si metta in salvo, nelle più profonde segrete del castello. Forse li sarete al sicuro."
Il re avrebbe voluto fermarsi, combattere. Lui, che aveva riunito sotto di sé tutti i popoli e tutte le razze, ora doveva scappare. Sapeva di essere inutile, come lo sarebbe stato sull'Altopiano. Solo i maghi, insieme, forse avrebbero potuto fare qualcosa. Forse.
Prima di scendere, si affacciò dalla torre per l'estremo saluto al suo regno.
L'aria era calda, immobile. Di un caldo irreale, vivo. Vento e pioggia erano un ricordo lontano. Il cielo, sopra la torre, era grigio. Grigio e basso. E l'aria continuava a scendere, lenta e inesorabile, uccidendo tutti gli essere viventi che la respiravano. Aveva iniziato dai nerboruti abitanti delle montagne, ora toccava ai contadini che abitavano le fertili colline. Presto sarebbe arrivata alla torre, dove i maghi la attendevano per lo scontro finale.
Aveva piena fiducia nei poteri dei maghi, ma sapeva che non sarebbero stati sufficienti. Prima di scendere i gradini che conducevano giù dalla torre, guardò indietro, verso la grande sala circolare dove i maghi stavano preparando i loro arcani riti. Mentre scendeva, li sentì recitare, all'unisono, parole e suoni di lingue morte a lui sconosciute.
Era follia sperare che tali parole potessero fermare la l'Aria Grigia, ma era l'ultima speranza per il suo reame. Anzi, per quanto ne sapeva, era l'ultima speranza di tutte le terre emerse.
Il Capo delle Guardie fece strada giù, a lui e alla sua famiglia, prima nelle segrete e poi ancora più giù, in gallerie scavate dagli antenati dei Nani in tempi immemorabili. Arrivarono in fondo, nell'appartamento segreto che fino a quel momento non era mai stato occupato.
Il Re ordinò di lasciarlo solo in una stanza. C'era un grosso libro sul tavolo. Il suo pensiero andò alla cima della torre, dove l'ultima battaglia doveva essersi già consumata. Aprì la prima pagina, bianca. Intinse la penna d'oca nell'inchiostro e scrisse:
A chi un giorno tornerà ad abitare il Regn
Poi cadde, sul tavolo, come addormentato. Morto. Nella stanza, nelle profondità della terra, l'aria era diventata grigia.
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