La Grotta dei Sogni
di Cristina Priori
La Grotta dei Sogni era così chiamata perché chiunque la visitasse era in seguito preda di incubi spaventosi. Inoltre alcuni visitatori, rimasti indietro per ammirare un particolare graffito, erano misteriosamente scomparsi. Nessun aveva mai potuto fotografare o riprendere quel graffito:
nastri e pellicole risultavano invariabilmente bruciati. Alcuni studiosi e artisti avevano tentato di disegnarlo, ma non esistevano due disegni uguali:
c'era sempre qualche figura in più o in meno, sebbene tutti fossero sicuri di averle riprodotte fedelmente. Magda era un'appassionata di misteri; stava osservando attentamente quel graffito, mentre il suo assistente cominciava a sentirsi a disagio.
"La polizia non ha trovato nulla e non ci sono altre uscite oltre all'ingresso" disse lui.
"Un'uscita ci deve essere" ringhiò Magda, volgendosi verso il giovane. "Se ti innervosisce stare qui vai pure ad aspettarmi fuori".
Non appena lui si fu allontanato, la donna riprese ad osservare i graffiti da vicino, molto da vicino, ad osservare le singole figure, le sfumature dei colori, i particolari. Man mano che si avvicinava alla parete, se ne sentiva sempre più attratta, finché nel suo campo visivo ci fu solo la parete, le figure che, poco alla volta, diventavano più definite, reali, vive! Erano tutti lì e la stavano guardando. Si accorse di essere in una stanza circolare, molto luminosa, e attorno a sé riconobbe tutte le persone scomparse. Non sembravano felici che qualcuno li avesse trovati, ma Magda non vi badò.
"E' incredibile. Vi ho trovati!" esclamò.
Un uomo sulla trentina, dai capelli rossi, le si avvicinò e con tono sommesso le rispose:
"Non ci hai trovati. Ci hai raggiunti".
Magda lo guardò sbarrando un po' gli occhi: non era sicura di aver capito bene, ma sentì comunque un brivido percorrerle la schiena:
"Come sarebbe? Vi ho trovati, ora basta tornare indietro e ." si girò e rimase impietrita: non c'era più nessuna grotta, ne graffiti o altro. La parete era trasparente, sembrava vetro e si curvava. Guardandosi attorno, Magda si accorse di trovarsi in realtà in una cupola, al di là della quale vi era un'enorme stanza, tanto grande da farla sentire non più alta di un topolino. Sembrava vi vivesse un alchimista, tanti erano gli alambicchi e gli strani strumenti che essa conteneva.
"Sei entrata a far parte della collezione del mago" le sussurrò alle spalle il Rosso, mentre gli altri la guardavano con aria di profonda pena.
"Collezione? Mago? Ma che stai dicendo?"
"Shht. Eccolo. Si è accorto del nuovo arrivo e viene a vederti. Cerca di avere un'aria sicura ma non dire nulla, o sarai perduta".
L'uomo si ritirò lungo la parete, lasciando Magda da sola al centro della cupola. Lei alzò gli occhi e vide torreggiare sopra di sé un'enorme volto dagli occhi indagatori intenti a fissarla. Ricambiò lo sguardo e non abbassò il suo, ma rimase in silenzio. Dopo un tempo che le parve infinito, il mago annuì soddisfatto e si allontanò. Tutti respirarono sollevati. Lei si rivolse agli altri:
"Usciremo mai di qui?"
Il Rosso si strinse nelle spalle:
"Chissà".
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