Ivo Corto
di Annibale Bertollo

Fin da bambino Ivo aveva manifestato una staordinaria vocazione per il disegno: gli riusciva tutto con una facilita' disarmante. Dalla sua matitina, uscivano case, alberi fiori, giardini. Tutto ando' bene fino all'adolescenza.Ivo cominciò a sentirsi inquieto: le mie opere, pensava, devono rappresentare il mio mondo interiore, non solo la realtà. Entro' cosi' nell'avanguardia astrattista, ma piu' cercava di semplificare il reale fino a raggiungerne l'astrazione dell'idea pura, piu' gli uscivano immagini che sembravano cartoline di Natale. "Che schifo devo cambiar materiali." Uso' tutte le tecniche ma il risultato era sempre lo stesso: dalle sue mani uscivano ochette, alberelli, rose. Compro' allora chili di colore, appese una tela al muro e comincio' a bombardarla colpendola con manciate di colore che attingeva da vari barattoli.Alla fine si sedette esausto ad ammirare la sua opera. Era l'autoritratto perfetto di Ivo, ma uguale, niente di diverso, quasi una fotografia. Sempre piu' imbestialito comincio' a pestare le tele con gli scarponi intinti a casaccio nei vari colori. Niente da fare, uscivano sempre ochette, candeline, passerottini. Ebbe allora un momento di sconforto. Usci' si compro' una rivoltella, torno' nel suo studio si chiuse a chiave e si sparo'.I due poliziotti mandati a fare un primo sopralluogo trovarono Ivo che giaceva con il cranio sfondato e la pistola in mano. "Sono tutti esaltati questi artisti" disse il primo polizziotto "Eppoi chi si crederanno di essere. Guarda quella crosta di fronte al cadavere, mi sai dire che cavolo rappresenta? -Quale crosta?- Chiese a sua volta il secondo poliziotto. - quella strana macchia rossa in quella tela davanti al corpo del pittore morto.

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