Traditori alla deriva
di Alessandro Scalzo

Gli ammutinati sopravvivevano da giorni con poche gallette verminose, bevendo l'acqua putrida delle sentine. Senza più vele, né timone, avevano seguito la corrente verso nord, flagellati dalle colubrine dei brigantini della Marina Imperiale che per giorni li avevano inseguiti.

Ora quei naufraghi si stringevano attoniti sul ponte, colmi di dubbi e paura. Avevano sperato nel soccorso di un vascello della Mecharchia. Era giunta, invece, una snella fregata dalle vele nere. Facce pallide e malevole li osservavano dall'altra nave, mentre veniva calata la passerella di abbordaggio: Elfi Neri.
Quattro di essi, a torso nudo, attraversarono sicuri la passerella. Li seguì un quinto, inguainato in abiti aderenti di finissima pelle color fuliggine, mantello e cappello a tricorno.

"Io sono Hyckx, Barondemonio dei corsari di Commommorr. Le vostre vite mi appartengono."

Un anziano marinaio cadde in ginocchio, gli occhi pieni di lacrime.

"Pietà per i miei peccati, Celeste Imperatore!" gridò rivolto al cielo.

Uno dei corsari, snudando la sciabola, lo raggiunse. Poi, con un fendente, lo decapitò. La testa dell'uomo colpì il ponte con un tonfo sordo, poi rotolò sinistramente fuoribordo.

Lo sguardo di Hyckx indugiò su quegli uomini atterriti.

"Dove sono i vostri ufficiali?"
Ma nessuno osava fiatare.

"Allora? Devo ammazzarvi tutti?" inarcò un sopracciglio.

Una ragazza bionda, coi capelli cortissimi, si fece avanti. Indossava brache al ginocchio e una camicia lacera. Aveva i piedi scalzi, e ceppi alle caviglie.

"Li abbiamo ammazzati tutti, e gettati fuoribordo."

Hyckx la squadrò dall'alto, divertito.

"Ora il vostro imperatore arruola le femmine?" disse sprezzante.

Le afferrò la mascella, voltandola di profilo. La ragazza aveva un numero rozzamente tatuato sulla guancia.

"Tu saresti... una galeotta?!"

"Cannoniere Maya Araya, condannata all'ergastolo per l'uccisione di due sottufficiali. Cercarono di violentarmi." rispose sostenendone lo sguardo.

L'elfo rise, lasciandola.

"Con noi non correrai questo rischio: aborriamo le femmine, specialmente quelle umane." disse pulendosi la mano nel fazzoletto profumato. "Dato che sei l'unica qui ad aver fegato, comanderai questa patetica feccia." disse indicando con un ampio gesto i naufraghi.

Maya trasalì: questo certo non se l'aspettava.

"Vi rimorchieremo fino a Commommor, dove rimonterete i vostri cannoni sulle nostre navi. Se mi deluderai, mi farò un pitale col tuo cranio." disse con noncuranza, voltandole le spalle. "Naturalmente, prima dovrai dimostrarti degna della mia fiducia. Karogny?" chiamò uno dei suoi sgherri "Undici frustate."

Karogny, un sorriso crudele dietro una barbetta nera, indicò a Maya il moncone dell'albero maestro con un gesto autoritario.

"Hai sentito? Via i vestiti, e appoggia lì le mani." disse srotolando la frusta.

Maya impallidì, mentre le gambe si facevano molli e tutti indietreggiavano. Ma obbedì.

Coraggio Maya, ne hai passate di peggio, pensava stringendo i denti sotto la frusta.

Karogny rise, quando con una scudisciata sulle natiche le strappò un gemito.

"Puoi urlare liberamente," ghignò "ma guai se stacchi le mani dall'albero." Intanto, il Barondemonio Hyckx risaliva sulla passerella.

"Signore..." balbettò uno dei naufraghi.

"Che vuoi?" rispose Hyckx da sopra la spalla.

"Signore... come la dobbiamo chiamare?"

"Come vi pare." fece spallucce "Ma statemi sempre lontani almeno tre passi."

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