Nebbia nera
di Luca Manni

“Oh Eccelsa Creatura che nutre lo Spirito e il Corpo di pura beatitudine,
Oh Immenso, oh Meraviglioso, prostrandomi innanzi all’Emerita Persona che incarni,
Oso domandare il Tuo prezioso ausilio, ormai vedendomene amaramente costretto...”
Proseguiva su questo tono la missiva che inviai a Emer, Signore del Sereno, innumerevoli rivoluzioni or sono. Lo pregavo di diradare la caligine che da tempo incombeva su Ter-Keph, della quale non riuscivamo a darci spiegazione alcuna, e che turbava le nostre esistenze avvelenando le coltivazioni e le bestie, noi stessi e i nostri piccoli. Emer venne e trasse la sua infinita saggezza per liberare noi poveri mortali dalla terribile piaga. Non indossava che una chiara e impalpabile tunica, barba e capelli di secoli, uno sguardo nero e profondo come il cosmo, privo della vista, eppure più penetrante di qualunque altro.
Camminammo un giorno e una notte e, quando io, stremato, non potevo proseguire e mi accasciavo al suolo per nutrirmi e riacquistare un po’ delle mie forze, Emer si sedeva, imperturbabile, incrociava le gambe e sembrava contemplare il vuoto. Arrivammo a destinazione mentre le prime ombre cominciavano a delinearsi, le gambe non mi sostenevano più, i miei sensi furono travolti da un’unica immensa sensazione di pura estasi...
Di ritorno a casa radunai la mia gente nella piazza centrale e le parlai: “Oltre i confini di Ter-Keph, che ormai solo pochi di voi attraversano senza guardare in basso e con la testa immersa nei propri affari, oltre la foresta vecchia, di cui nessun fanciullo di oggi ha ancora calpestato il tenero manto di foglie, si stende una radura il cui limitare si getta a precipizio nelle acque del lago Glum. Emer mi ha condotto ieri nel luogo di cui vi parlo, invitandomi a compiere lo sforzo di lasciarmi alle spalle preoccupazioni e pensieri quotidiani. Amici, ho rivisto il cielo e le nuvole sopra di me! Ho rivisto la stella della vita inondare di luce e calore l’erba e le pietre e accarezzare le increspature dell’acqua giocando coi suoi riflessi! Ho respirato di nuovo lo sferzare del vento, puro e incontaminato, ho lasciato che l’odore dei cardi mi inebriasse come vino novello. Un tempo sapevamo vivere di questo anche se ora non ce ne ricordiamo perché hanno prevalso in noi l’avidità e l’ambizione. Amici, la terribile caligine che offusca l’aria che respiriamo non è altro che la nostra smania di accumulare ricchezze materiali, la nebbia nera è il fondo buio delle nostre anime! Abbiamo creduto che la felicità s’accompagnasse al guadagno, al lusso, al prestigio, mentre essa sta nella bruma del giovane mattino, nel ronzio degli insetti e nell’umido muschio...”. I miei compaesani sembrarono prima incuriositi poi sempre più convinti delle mie parole, finché quello che era inizialmente un brusio esplose in grida di gioioso consenso.
Capite ora perché non c’è nessuna speranza figli miei? Potremo forse illuderci per un po’ che le cose possano cambiare, come successe allora, ma non riusciremo mai a liberarci una volta per tutte della nebbia nera: essa è parte di noi.

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