Flora
di Grazia Palmisano

Lo guardo di nuovo, incrociando le mani sotto il mento. Lo sposto più lontano e lo riguardo. Lo capovolgo con cautela e lo guardo ancora. Che strano regalo. Come le è venuto in mente a Flora di regalarmi, come lo ha definito? ah, sì, cristallo. Per me è solo una pietra trasparente, bella, ma pur sempre una pietra. Glielo avevo fatto capire che volevo un CD, invece se ne arriva con questa cosa.
Flora è così, un po’ svanita, e fa sempre di testa sua, non ti regala ciò che piace a te ma ciò che piace a lei.
“Ciao Flora”
“Chi è?”
“Dormivi? Sono Margherita. Volevo ringraziarti per il regalo”
“Oh ciao! No, non dormivo. Figurati, di niente. Peccato non ti sia piaciuto”
“Come fai a saperlo?” mi scappa detto invece di smentirla.
“Me lo ha detto lui”
“Lui chi?”
“Il cristallo, no?”
Anche se lo so che Flora è così, resto un attimo in silenzio.
“E’ che non so cosa farci, però è bello”
“Se è così, devi solo tenerlo con te, ti dirà lui cosa fare”.
Non ribatto, ringrazio di nuovo, saluto e riaggancio.
Lo metto in tasca e lo dimentico, fino ad ora. Sono ferma al semaforo, aspetto che scatti il verde.
E’ scattato e sto per avviarmi ma sento, chiaro come se accanto a me ci fosse un passeggero, “ferma”.
Lo farei anche ma dietro iniziano a suonare. Ingrano la prima e sento di nuovo “ferma, non muoverti”, in un tono che mi sembra però più di protezione che di minaccia. Dietro di me è un inferno di clacson e iniziano a spostarsi per superarmi, quando all’improvviso si sente un rumore di lamiera e vetri. Una delle auto che era dietro di me è finita incastrata sotto un camion, che è passato col rosso.
Quell’auto mi da un senso di angoscia, mi ricorda qualcosa, ma cosa? Tiro fuori dalla tasca il cristallo e sento “ora puoi andare”. Non mi piace questa faccenda, non mi piace ciò che sto provando, ho voglia di scendere e andare a vedere “non farlo, riparti e torna a casa”.
Comincia a darmi fastidio questo cristallo e penso a Flora. Che strano, mi mette tristezza pensare a lei e non è mai successo prima. Apro il finestrino e butto il cristallo. Riparto. Arrivo a casa. Mia madre mi guarda; che strana espressione ha.
“Che è successo?”
“Siediti Margherita”
“Che è successo?!” le ripeto quasi isterica. Lei fa in modo che io mi sieda poi mi dice “Flora. Ha avuto un incidente. E’ morta”.
Secca, chiara, telegrafica. L’ha detto. Lo sapevo. Era lei, dovevo andare, maledetto cristallo.
Ho gli occhi velati dalle lacrime quando mia madre mi da un pacchetto dicendomi “è passata dopo che eri uscita, mi ha detto di dartelo”.
Quel pacchetto mi da un senso di angoscia, mi ricorda qualcosa, ma cosa?
Lo apro, lo guardo; lo guardo di nuovo.
E’ il cristallo che ho buttato.

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