Daily News, 29 giugno 2001
di Laura Grena

Dal diario di Thomas Smith, giovedì 28 giugno 2001
Quello che ho visto è assurdo. A chi potrei mai raccontarlo senza che mi prendano per pazzo?? Probabilmente mi internerebbero e getterebbero via la chiave! Eppure ero io…
Erano le otto quando giunsi a casa di Jeremy e Megan. Le luci erano tutte spente, porte e finestre erano chiuse. Sembrava fossero fuori, o forse già a dormire, cosa decisamente stana per due nottambuli come loro. Un po’ esitante mi avvicinai alla porta d’ingresso, ed ascoltai con attenzione in attesa di qualsiasi movimento o voce proveniente dalla casa. Niente. Estrassi il cellulare per controllare che la chiamata provenisse realmente da loro. Ricontrollai il numero per la decima volta, ed era proprio quello di Jeremy e Megan. Perché mi avevano chiamato? Due ore prima mi suonò il cellulare, risposi, ma dall’altro capo non avvertii nessun cenno. Pensai che forse la linea fosse instabile, così riattaccai, ed aspettai qualche minuto. Squillò di nuovo, risposi, ma dall’altro lato nessuno parlò. Di nuovo. La cosa accadde per altre tre, quattro volte. Iniziai ad inquietarmi. Li richiamai, ma il telefono suonò a vuoto. Che cosa strana, pensai. Jeremy e Megan erano miei amici dai tempi del college, eravamo sempre stati insieme, un trio di amici perfetto, e perfino dopo il loro matrimonio riuscimmo a mantenere i contatti e non ci perdemmo di vista. Ero preoccupato per loro, ed io mi sentivo strano, il cuore continuava a battermi in petto ad un ritmo esageratamente sostenuto. Eppure, non c’era motivo per tutta questa agitazione. Forse le chiamate erano partite per caso? Che la segreteria super tecnologica di Jeremy avesse fatto confusione con i numeri? Mi stavo per allontanare, quando un impulso irresistibile mi convinse a controllare che la porta d’ingresso fosse realmente chiusa. Avvicinandomi, girai esitante il pomello, e la trovai aperta. Il cuore ebbe un sussulto. Lentamente l’aprii, e provai a chiamare i loro nomi, ma dalla casa non arrivò alcuna risposta. Sembrava vuota. Ma dov’erano? Entrai con passo incerto, e accostando la porta alle mie spalle, cercai l’interruttore della luce. Non c’era elettricità. Allora proseguii a tentoni, cercando di ricordare mentalmente la disposizione dei mobili della loro casa. In pochi minuti la fronte mi si imperlò di sudore freddo, e brividi di paura mi salirono lungo la schiena. Giunto al soggiorno vidi una luce fioca provenire da un angolo della stanza. Gli occhi ormai abituati alla penombra intravidero una figura emergere da quella luce. Una figura di spalle. Sgranai gli occhi per lo stupore, ed il cuore, in quel momento, parve arrestarsi di colpo. Era Megan. Spaventato, attesi che facesse o dicesse qualcosa. Le sue labbra si muovevano, impercettibilmente, ma da esse non ne fuoriusciva alcun suono. Alzò lo sguardo, e mi fece un cenno con la mano di avvicinarmi. Con passo tremante percorsi la stanza, e quando le fui abbastanza vicino vidi che stava leggendo un articolo di giornale che parlava dell’omicidio di Jeremy e Megan Connoly per mano mia.

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