Artanis Zellnorth
di Giorgio Palmieri

Erano tempi difficili quelli della mia infanzia, infatti ebbi molti conflitti con i miei genitori. La stirpe dei Zellnorth era una casata dedita alle arti del combattimento, specializzata nel corpo a corpo. E’ incredibile pensare che nemmeno un mago ne abbia fatto parte, infatti tutti i miei parenti furono dei guerrieri, compresi i miei genitori. Persino mio fratello, Leyhart era un abilissimo guerriero, traboccante di forza e di volontà. Fui considerato il disastro della famiglia : non valevo nulla, diceva mio padre, perché le mie abilità di guerriero erano pressoché inesistenti. La spada non era proprio fatta per me, la sentivo scomoda e poco maneggevole : mio fratello riusciva a sconfiggermi molto facilmente con pochissimi fendenti diretti. Sentivo nel mio cuore un rimorso e mi domandavo : “Perché proprio a me?”. Fu così che un giorno andai dai miei genitori e dissi cosa avevo in mente, ossia abbandonare l’idea di poter diventare un guerriero e dedicarmi magari allo studio. La reazione di mio padre fu avventata, infatti mi picchiò talmente forte che non riuscii a trattenere la rabbia e scappai di casa. Ricordo ancora quel sentiero sottile e stretto vicino la mia vecchia dimora, dove giocavo sempre con alcuni miei amici. Questi ultimi erano degli animali, creature innocenti spesso uccise senza scopo. Le trovavo magnifiche, spesso mi fermavo a parlare e pareva che mi capissero, ma non era una dote innata, ma solamente un semplice rapporto . Mentre correvo per scappare di casa sullo stretto sentiero, trovai un uomo accasciato a terra, immobile. Subito corsi da lui e notai che aveva delle profonde ferite sul petto : non potevo aiutarlo ed ero sicuro che mancavano pochi minuti alla sua fine. Sentii un bruciore alle mani, e le fissai subito : sentivo come il bisogno di posarle sulla ferita di quell’avventuriero. Non esitai a porle, e notai subito che le mie mani trasferivano dell’energia positiva sulla ferita dell’uomo, provocando degli effetti salutari, infatti la ferita pareva richiudersi su se stessa”. Posai una mano sul capo di mio figlio , poi continuai : “Questa è la storia della mia infanzia”. Quindi, non preoccuparti: devi dare del tempo al tempo stesso”. Il ragazzino era seduto a terra e si grattava la testa, pensieroso : non avevo mai visto mio figlio così taciturno. “Papà, io non so fare niente! Devi credermi! Xernus, il mio amico elfo, riesce ad evocare il suo diavoletto domestico! Perfino Gurneldan il Nullafacente ha una dote, ossia la sua forza elevata!” Abbozzai un sorriso e infine mi alzai in piedi, fissando sempre i piccoli occhi di mio figlio. “Prendendo in esame sempre la mia esperienza, posso assicurarti che non è un bel periodo quello che stai vivendo. Ma…” Mi voltai, feci due passi verso la porta e dissi : “…non è un caso che tu sappia accendere una candela con lo schiocco delle dita” Presi la maniglia della porta, sempre fissando mio figlio, ed esclamai “Tu sei un mago, Artanis Zellnorth"

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