Dentro e fuori le mura di Tyra
di Luca Ducceschi

Uwe e Kiros strisciarono fuori dall’ombra non appena il drappello di guardie girò dietro l’angolo.
Kiros indicò con un cenno del capo una vecchia scala in legno che saliva lungo le mura.
-E’ quella?- gli chiese a voce bassa la ragazza.
-Sì- rispose il giovane mezzorco.
-Sei sicuro?
-Come sono sicuro che ucciderei mio padre a mani nude, se potessi farlo.
Uwe, che era saggia, non disse nulla.
La mamma le aveva spiegato che a volte gli orchi giacevano con la forza insieme a donne che si attardavano fuori dalle mura di Tyra dopo il tramonto, e che i figli di quelle unioni, quando sopravvivevano, erano gente da evitare.
Ecco perché si vedeva di nascosto con Kiros.
E in ogni caso, era da quasi dieci inverni che più nessuna donna avrebbe potuto attardarsi fuori dalle mura: prima la guerra civile con le baronie ribelli del nord, poi la calata delle tribù dalle montagne, attratte dalla debolezza degli uomini. Orchi e goblin, guidati dai Mercenari Neri di Gonvil, il necromante. Uwe era ancora una bambina quando era cominciato l’assedio.
Dieci inverni senza vedere le colline o le acque azzurre del fiume Lethe. Un’eternità.
All’inizio non voleva credere alle parole di Kiros: Conosco un posto da cui si può guardare fuori, tra due crepe nei bastioni.
E adesso era lì, ai piedi di quella scala malferma, lungo le mura meridionali di Tyra, oltre i vecchi quartieri del mercato e del portocanale dove da anni non attraccavano più le chiatte dei mercanti gnomi che tanti doni portavano ai bambini…
-Sali- le disse Kiros.
-Mi reggerà?
-A te sicuramente. A me non so. L’altra volta scricchiolava. Peso troppo.
Uwe, titubante, afferrò un piolo e un piede dopo l’altro iniziò ad arrampicarsi.
-Svelta- sussurrò il mezzorco guardandosi intorno con una certa apprensione. Il sole inziava a tramontare. -Tra poco tornerà la Guardia di Ronda. Se gli incapucciati ci vedono qui è un guaio…
La Guardia di Ronda, istituita dai nobili della città alcuni mesi dopo l’inizio dell’assedio, era composta da miliziani – incapucciati – che la popolazione di Tyra aveva imparato a temere quasi quanto i Mercenari Neri e le altre creature oltre le mura. I civili che venivavo sopresi troppo vicini ai bastioni potevano essere accusati di spionaggio e giustiziati sul posto. Era già accaduto molte volte.
Uwe raggiunse la fenditura.
Rimase immobile alcuni secondi a guardare fuori.
-Allora?- chiese Kiros.
-Non c’è nessuno- disse lei con un filo di voce. -Non c’è nessuno fuori dalle mura…
-Se te l’avessi detto non mi avresto creduto- rispose lui dal basso. Sorrideva. -Nessuno crede mai ai mezzorchi…-
-E’ una cosa meravigliosa!- Uwe era felice come mai lo era stata in tutta la vita.-Dobbiamo…
Il dardo di una balestra le trapassò la gola. Kyros non ebbe il tempo di urlare che un secondo dardo gli si conficcò nella schiena.
I miliziani della Guardia di Ronda si avvicinarono ai corpi.
E un istante prima di morire Kyros riconobbe il nefasto Segno di Gonvil tatuato sul polso di uno di essi…

Commenta questo racconto