Cappuccetto Rosso
di Carmen Pompei

Camminavo nel bosco.
Cercavo di evitare radici sparse lungo il percorso e rami che, a turno, mi schiaffeggiavano il viso.
Latrati di animali notturni accompagnavano il mio passo lungo il viottolo che avevo intrapreso, insieme a pensieri e paure ancestrali.
Stavo andando a trovare mia nonna per portarle del cibo, che l’avrebbe sfamata per l’intera settimana.
Improvvisamente qualcosa si mosse avanti a me.
Un uomo carponi sbarrava la strada.
Era chinato come un cane, con la gamba davanti alzata, come se stesse puntando qualcosa.
Mi bloccai ansimante, le parole uscirono come se avessi aperto una voliera: “ Buona sera! Avete bisogno di aiuto? Cercate qualcosa che avete perso? ”.
L’uomo carponi non si mosse, fisso come era a puntare chissà cosa.
Mi feci nuovamente coraggio e dissi: “ Signore le serve qualcosa? Non si sente bene?”
Si girò verso di me.
Mi trovai di fronte un animale.
Vestito da uomo.
Con il muso di un cane e gli occhi rossi.
Aprì le fauci e cominciò a correre verso di me.
Rimasi bloccata dalla paura, ma incantata nel trovarmi a vivere quell’esperienza che avevo sempre sentito raccontare da mia nonna.
Il cane arrivato a pochi centimetri dal mio corpo, frenò bruscamente, come fanno gli animali nei cartoni animati, provocando un polverone che mi annebbiò la vista per alcuni istanti.
Quando la polvere calò, lo trovai con la lingua di fuori e goccioline di saliva che pendevano da quel muso nero.
Sfoderò un sorriso da prima pagina e con tutto lo charme a disposizione mi disse: “Buonasera a lei! Cosa ci fa una bella bambina, sola, in un bosco pieno di malintenzionati? Ha smarrito la strada? Stasera c’è una nebbia da tagliare con la lama di un coltello ed è una notte così fredda!”.
Rimasi profondamente colpita dalle sue parole.
Era tanto tempo che qualcuno non mi parlava così.
Battendo le ciglia dissi: “ E’ vero! E’ notte! E’ buio! Ma io non ho paura” avvicinando la mano al muso peloso.
Lui prese la mano e la baciò dalla punta delle dita arrivando fino alla spalla, lasciandomi una striscia di bava sulla giacca.
Il suo muso raggiunse il mio viso.
Chiusi gli occhi sperando in un bacio, ma lui mi soffio in faccia, facendo fuoriuscire dalla bocca un puzzo pestilenziale.
Aprii gli occhi.
Con disgusto mi girai verso la strada e ripresi a camminare.
Il rumore dei suoi passi mi accompagnò fino al portoncino di casa di mia nonna.
Arrivata, senza voltarmi, infilai la chiave e aprii, richiudendo alle mie spalle la porta.
Entrata guardai dallo spioncino.
Vidi il muso triste reclinato da una parte, con la bava che colava di lato.
Pensai di essere stata cattiva.
Riaprii l’uscio.
In quel momento lui si drizzò, mi corse incontro saltandomi addosso e s’impadronì di me.
Fu un attimo.
Cominciò a spolparmi in un lampo.
Non mi diede neanche il tempo di urlare o avvisare mia nonna, che di lì a poco fece la mia stessa fine.

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