Anello solare
di Federica Ramponi

Gli elfi della terra furono i primi ad arrivare, come ogni anno. Spuntarono dal sottosuolo come funghi, appena scoccata la mezzanotte. Erano tozzi, pesanti, grigi, senza ali.
Dopo di loro giunsero quelli del vento, i più veloci, sottili e quasi trasparenti, con lunghe ali di libellula, mentre ancora il sole non si era alzato.
Gli elfi dell’acqua si accodarono, azzurri, dalle movenze fluide e leggiadre, con ali come di farfalla, e sparsero al loro passaggio gentili rovesci che formarono presto pozzanghere di diverse ampiezze.
Gli elfi del gelo, bianchi con ali di cristallo, scivolarono elegantemente sopra esse, disegnando con la punta dei piedi raffinati arabeschi di ghiaccio.
Infine, quelli del fuoco, simili a fiammelle ondeggianti, danzarono sulle lastre, sublimando immediatamente l’acqua in nuvole di fitta nebbia.
L’elfo più anziano, simile a una roccia, si ergeva sul trono di granito rosso del sito della cerimonia. Guardava intorno con aria grave, e alle prime luci dell’alba esclamò:
«Fratelli, gli elfi della luce non sono ancora qui. Il rituale non può compiersi fino alla loro venuta: il cerchio non si può chiudere.» subito un brusio si levò alto: i piccoli e minuti esseri erano nervosi. Da tempo immemore ormai non accadeva una cosa analoga, ed era un orribile presagio.

Il sole stava per sorgere. A poca distanza, gli elfi della luce si affrettavano per recarsi al luogo del rito, lasciandosi alle spalle scintille e bagliori che si spegnevano toccando il suolo. Improvvisamente sbarrò loro la strada un essere ammantato di oscurità.
«Non andate oltre!» intimò, fissandoli con orbite vuote.
«Chi sei? Perché non vuoi lasciarci realizzare il nostro dovere supremo?» domandò la guida del gruppo.
«Durante l’ultima eclissi, due elfi hanno perso il contatto per meno di un secondo: il cerchio si è aperto, lasciando uno spiraglio attraverso il quale sono fuggito dalla mia cella. Stavolta, grazie ai miei poteri, vi terrò lontani. Mancheranno troppi elfi, guardiani e protettori dell’armonia, e dall’enorme squarcio sul regno delle tenebre usciranno tutti i peggiori incubi del mondo, che io guiderò alla sua conquista!» gli elfi atterriti cercarono di superare l’invisibile barriera che il demone aveva eretto, ma caddero uno dopo l’altro, rimanendo tramortiti sul terreno.

Invano il resto del popolo degli elfi attese il loro arrivo. Quando l’eclissi iniziò, le mani degli elfi si congiunsero, ma riuscirono a formare soltanto una mezzaluna. Nel momento in cui il disco del Sole fu completamente oscurato dalla Luna e l’anello solare cominciò a dardeggiare, scaturì da terra un getto di lava proprio in corrispondenza della breccia: la prigionia dei servitori del Maligno aveva avuto finalmente termine. Subito gli elfi si dispersero, fuggendo in tutte le direzioni.
Ora il pianeta intero era alla mercé delle forze del Male, ma ancora una speranza restava: se gli elfi fossero riusciti a sopravvivere, l’anno successivo avrebbero potuto cercare di riformare il cerchio e chiudere l’anello solare, ricacciando indietro l’orda del Buio.
Anche gli elfi della luce, una volta ripresi i sensi, andarono a nascondersi.
Il mondo avrebbe vissuto il suo anno più cupo.

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