La promessa
di Lucia Cherubini

-Bene.- il Governatore sorrise vagamente alla figura incappucciata che aveva davanti- Potete sedervi, adesso.
-Sissignore.
Uno svolazzo nero, il baluginare improvviso di una lama, un rantolo soffocato. Il Governatore si accasciò sulla propria scrivania con un pugnale infilato nella nuca.
L’Assassina scivolò fuori dalla porta e si incamminò sull’acciottolato del sentiero, lucido di pioggia.
Drakkae non conosceva il perché dei propri omicidi. Uccidere era solo il suo mestiere. Era ben pagata, e le piaceva lavorare da sola.

Sì, rifletté mentre raggiungeva la casa del duca che le aveva commissionato l'assassinio, lei era costantemente sola. Non che fosse una novità. Era sempre stata così, in trent’anni di vita. Spaventava perfino quelli della sua razza.
Fin da piccola: i suoi coetanei la trovavano inquietante, non la volevano mai con sé. E, una volta cresciuta, aveva trovato una sola persona che le piacesse.
Era una bambina.
Drakkae cercò di cacciare quel ricordo il più possibile lontano da sé. Le piaceva l’idea di essere riuscita a dimenticare. Salì agilmente i gradini del palazzo fino a giungere ad una vasta sala illuminata da un fuoco azzurrino. L’assassina si inginocchiò brevemente. Il mandante la scrutò a lungo nella luce gelida.
-Grazie del vostro servizio.- disse soltanto. Lei annuì e prese il sacchetto di monete che l’uomo le tendeva.
Drakkae uscì. Tutti disprezzavano i sicari, nonostante continuassero ad avvalersi dei loro servigi.
Tutti disprezzavano i sicari, e in particolar modo disprezzavano lei.
“Drakkae non conosce pietà”, mormoravano. “Drakkae non cede neppure di fronte al più cupo orrore”, sussurravano.
E a volte, terrorizzati, bisbigliavano: “Drakkae non ha un’anima”.

-Non hai l’anima.- aveva detto sicura la bambina, guardandola- Così dicono di te. E’ per questo che so che mi aiuterai. Il padre della piccola Ludyna era stato rapito dall’antico maestro di Drakkae, Ubalion. Aveva poteri oscuri e faceva strani esperimenti sugli esseri umani. Nessuno aveva mai cercato di fermarlo, e nemmeno Drakkae ne aveva intenzione. Ubalion era potente, e crudele.
-Come fai a esserne certa?- aveva chiesto.
-Perché ti prometto che se verrai con me scoprirai di averla, un’anima.

Drakkae aveva accettato. Aveva scortato Ludyna fino al castello di Ubalion, ed era strisciata nelle segrete senza portarsela dietro.
Ubalion era stato più veloce di lei. L’aveva scoperta chissà come, e l’aveva fatta trascinare al suo cospetto.
Senza fiatare, l’assassina aveva osservato il proprio fallimento.
Ubalion aveva ucciso la bambina e suo padre sotto i suoi occhi. Drakkae aveva guardato Ludyna morire in silenzio, aveva immaginato la sua piccola anima andarsene, senza aver ancora provato amore o dolore a sufficienza da poterlo raccontare.
Di tutte le morti che aveva visto e provocato, quella era stata la più atroce.

Quando era fuggita dal castello di Ubalion, la luce e l’aria fresca le avevano dato il voltastomaco. Aveva pianto, raggomitolata su se stessa.
Ludyna aveva mantenuto la parola data.

Drakkae continuò a camminare lentamente, stringendosi nel mantello nero. Non aveva dimenticato. E come avrebbe potuto? Ce l’aveva, un’anima, e l’aveva scoperto nel più doloroso dei modi.

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