La Sacerdotessa
di Emilia Santoro

Adesso li sentiva bene. Dovevano aver già superato il secondo piano della fortezza; il suono del portale della biblioteca era inconfondibile, quando veniva spalancato e picchiava con violenza sulla pietra delle pareti.
Poteva vederlo davanti agli occhi.
Gli scaffali scheggiati dalle asce, buttati in terra come miseri fuscelli secchi.
I libri, i loro preziosi libri.
Strappati, spezzati, bruciati.
L’odore della pergamena in fiamme simile a putrido fiele.
Sylania rabbrividì. Avanzò verso la finestra trifora che dava sulla valle e guardò in basso. Dalle aperture dei primi piani della torre usciva del fumo nero e denso, che saliva a spirale verso l’alto, sospinto dal freddo vento dell’ovest.
Le macchine d’assedio, bagnate da una pioggia così fitta da offuscare il chiarore dell’alba, erano ancora lì, lungo le mura possenti del Maniero di Cristallo.
Quello stesso maniero che soltanto da pochi minuti era stato violato.
Per la prima volta in duecento anni!
La giovane donna strinse le mani a pugno. Percepì l’ombra di una lacrima provare a rigarle la guancia, ma la respinse indietro con rabbia.
Tutto il suo lavoro, le ore passate nella Sala degli Incantatori a studiare, provare, ad insegnare agli altri.
Preparare gli apprendisti per il Passaggio dell’Aria che li avrebbe trasformati, se meritevoli, nei Guardiani delle Sei Terre.
E lei, Sylania Voxorh, ottava Sacerdotessa Suprema dell’antico Ordine, seguiva quei giovani promettenti ormai da quindici anni.
Forse in quel momento, mentre le urla dei Guerrieri Scarlatti di Bandok continuavano a rimbombare nei vasti corridoi, forse… erano già tutti morti.
Alcune vetrate si disintegrarono in un boato assordante. Il viso di Sylania si tese come corda; il frastuono non era venuto dal secondo piano, ma da quello subito sotto i suoi piedi. Avvertì perfettamente le vibrazioni nella grigia pietra del pavimento.
Stavano cercando lei.
Pochi istanti e avrebbero buttato giù anche la porta della sua stanza.
E l’avrebbero uccisa.
I messaggi giunti da Capo della Bestia non avevano lasciato adito a speranze. Dilenther era caduta, il suo vecchio sovrano fatto abdicare. Nessun soldato in difesa della fortezza.
Era stato semplice per Ghart Drexard, poi, marciare nella Valle Bianca e contro il Maniero di Cristallo con il proprio esercito.
Annientarli. Cancellare l’intero Ordine dalle Sei Terre, impadronirsi della sorgente di tutta la magia esistente, la Pietra Azzurra di Nalaj.
Sylania abbassò il cappuccio del mantello blu, le labbra strette in una morsa.
Le dita che avvolgevano il bramato diadema.
Non poteva finire così. Il suo destino era di precipitare con l’Ordine, così com’era rinato insieme a lei.
Ma lei, questo, non voleva accettarlo. La magia non poteva finire in mani così oscure. Era suo dovere proteggerla.
Le lame di due asce da battaglia squarciarono il legno della porta, distruggendola. Una dozzina di Guerrieri invase la camera, gli occhi iniettati di sangue.
La Sacerdotessa sorrise, mentre il fuoco argentato della Magia scaturiva già dai palmi delle sue mani.
Ogni paura l’aveva abbandonata.
In lei vi erano solo fiamme.
<<Vi stavo aspettando, soldati.>> sibilò. <<Se volete la Magia, venite a prenderla!>>

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