L'ultima notte
di Alessia Martino
Indosso l'abito più bello che abbia mai avuto. L'abito delle mie nozze. È di un rosso così intenso che sembra emanare luce nella penombra.
Guardo la maestosa luna dalla mia finestra. Sotto, gli alberi neri avvolgono i piedi di questa torre. Di tanto in tanto, mi pare di cogliere il brillio di qualche creatura del bosco.
Bisbiglio loro un addio, tra le labbra tremanti.
Poi, qualcuno bussa alla porta.
“Avanti”.
Lei, sulla porta, è stupenda. È bella da lasciare senza fiato, con i suoi capelli del colore e della luce della luna.
“È tutto pronto”, dice, gentilmente, accennando una riverenza, “Le faccio strada”.
Sollevo un po' la vaporosa gonna, e chiamo a raccolta tutta la mia forza, anche quella che non ho.
Lei mi precede, reggendo una sfera di cristallo tra le mani. Al suo interno, lo stesso brillio visto un attimo prima nel fitto della foresta. Illumina fiocamente la scalinata di fredda pietra che si snoda tutt'attorno la torre. Provo pena per quella vita imprigionata, trovo che mi somiglia un po'.
“Sono arrivati ospiti da ogni parte del regno”, mi avvisa la mia accompagnatrice, la voce incrinata da una qualche emozione, “Come vi sentite, Milady?”.
Potrei rispondere in mille modi diversi, eppure opto per la risposta più ovvia.
“Come una fanciulla che sta per sposarsi”. Nel dirlo, sento un brivido sotto il corpetto.
Ai piedi della torre, la pietra del pavimento diventa fine marmo nero, levigato, così lucido che se guardo in basso posso specchiarmi in esso. Posso cogliere il mio riflesso, e quello di una sfera luminosa che fluttua nell'aria.
Questo corridoio sembra limitato da pareti di buio. Non riesco a distinguere nulla.
Poco dopo, giungiamo davanti a un grande portone di legno massiccio.
“Ci siamo”. La sua voce trema dall'emozione.
Io tremo e basta.
Reggendo la sfera con una mano, con l'altra dà due energici colpi al legno. Subito dopo, i cardini cigolano. La porta si apre verso l'interno, e la luce fende l'oscurità nella quale ci trovavamo.
La corte è maestosa, stanotte. Migliaia di sfere luminose sono sospese a mezz'aria, rendono l'atmosfera evanescente e trasognata.
Al mio ingresso, gli elegantissimi invitati si volgono nella mia direzione. Si inchinano.
E lui, il mio signore, il mio sposo, mi attende in fondo alla corte. Credevo che fosse impossibile, ma stanotte è addirittura più bello delle altre volte.
Alle sue spalle, l'altare. Sembra un grande letto a baldacchino.
Tremo, ma avanzo. Lui mi sorride, mi porge la mano inguantata. “Stanotte, amore mio, saremo finalmente una cosa sola”. Lo bisbiglia, ma non apre bocca. Solo lui riesce a farlo.
La cerimonia inizia. Silenziosa. Senza officiante, senza musica.
Il mio sposo mi guida sull'altare.
Piango.
Lui si volta, mi sorride. I suoi lunghi canini mi terrorizzano e mi eccitano insieme.
“Insieme per sempre”, sussurra ancora, nella mia mente. E arriva il suo bacio.
Il suo lungo bacio di morte.
Da domani, il sole non avrà più bisogno di sorgere.
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