Only a Fairy
di Daniele Dell'Acqua

Le acque del lago Merillias rilucevano dei colori dell’arcobaleno, quando la luce del primo sole mattutino ne sfiorava la superficie calma e piatta. Non lontano andava disegnandosi, di pari passo con il passare delle ore, il profilo delle alte vette del sud; le imponenti montagne bianche erano da sempre state uno spauracchio per qualsiasi avventuriero che desiderasse valicarle. Ma finora un po’ per la pendenza delle sue pareti scoscese, un po’ per le terribili leggende che i vecchi narravano su strane creature nascoste nelle grotte più buie della montagna, nessuno aveva ancora mai osato anche solo arrivare alla cima.
Eppure c’era qualcosa di affascinante in tutto quel mistero; qualcosa che la spingeva a tentare quell’impresa nonostante tutti i pericoli a cui sarebbe potuta incorrere durante la scalata verso la vetta. Non era il capriccio di un momento di sconsideratezza, qualcosa di cui vantarsi con i suoi fratelli qual’ora ci fosse riuscita. Era più la voglia e il desiderio di portare a compimento un’impresa, che andava sicuramente oltre le sue capacità.
Haisin, la piccola fata, aveva molta paura. Il suo minuscolo corpicino nudo, avvolto da una tenue luce biancastra e dalle forme poco pronunciate tremava di fronte a quello spettacolo creato dalla natura; lo sguardo vitreo spaziava sempre più in alto, fin quando non incontrò il muro creato dalle nuvole, sotto al quale si nascondeva una delle vette della parete rocciosa. Allora le sue ali ebbero un fremito e Haisin gemette iniziando a pensare che forse non era stata una buona idea quella di recarsi fin laggiù, da sola, a tentare quell’impresa. Spaurita si guardò attorno e quando tese le orecchie appuntite per cogliere i leggeri suoni prodotti dal fruscio dei fili d’erba, non udì altro che il flebile sussurro del vento, che quella mattina sembrava spirare leggero su tutta la piana.
Chiuse gli occhi: era arrivato il momento di mettere alla prova il suo coraggio. Qualsiasi cosa fosse accaduta dopo non avrebbe avuto importanza; quello che contava in quel momento era soltanto riuscire a vincere la paura di provarci, e lei ci riuscì. Strinse le mani a pugno e riaprendo gli occhi la fata assunse un’espressione decisa slanciandosi finalmente in avanti con le vibranti ali trasparenti, per iniziare la scalata verso la vetta.
Ben presto, però, si dovette rendere conto delle difficoltà a cui stava andando incontro. Il vento era quasi inesistente, tuttavia man mano che saliva sempre più in alto aumentava d’intensità, tanto che ad un certo punto, presa alla sprovvista, la fata venne investita da una potente folata che la trasportò in una specie di piccolo tornado.
Non ci fu tempo di capire cosa fosse successo: Haisin riuscì soltanto ad aggrapparsi ad un rametto di legno evitando così di essere trascinata via chissà dove. Ma quando il vento cessò e smise di tremare dalla paura, non poté fare a meno di esprimere la sua gioia per essere riuscita nell’impresa. Era in cima. Eppure c’era qualcosa che la turbava ancora.
Poi capì: ora come avrebbe fatto a scendere?

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