Un Incontro
di Gabriele Fumagalli

Il guerriero si adagiò al tronco della grossa quercia. Le placche dell’armatura stridettero fra di loro mentre il corpo si metteva a sedere, provocando il levarsi in volo di uno stormo di uccelli che stava riposando fra le fronde dell’albero. L’uomo sollevò la visiera del suo elmo, offrendo i suoi occhi rossi come il fuoco alla luce del sole che penetrava sino al suolo. Sospirò. Aveva chiesto soccorso alle stelle, ma non lo avevano ascoltato, e ora che dietro di lui c’erano solo rovine e corpi straziati, non sapeva più a chi rivolgersi. Il Dio Luterano lo aveva tradito alla Montagna Bianca, e quello Cattolico a Magdeburgo; le stelle lo avevano abbandonato a Nördlingen, e Satana aveva preteso la sua anima sul Danubio.
Il ricordo delle anime imploranti e degli occhi impauriti lo perseguitava, e temeva che sarebbe stato così per l’eternità. Forse non ne valeva la pena, per una donna.
Fu su questo pensiero che si assopì.
Non si accorse della venuta della sconosciuta, e non fu lei a svegliarlo, bensì la dolce sinfonia della notte. La donna comparve invece come dal nulla, vestita di stracci che parevano però le sete più pregiate, con un verde profumo intorno a lei. I suoi occhi avevano il sentore dell’arcobaleno e il colore della malinconia, e i suoi capelli rilucevano del pallido aroma dell’alba.
Si avvicinò senza dire nulla, e si sedette in fianco all’uomo, che domandò, estasiato: “Chi sei?”
“Che importanza ha?”
“Ha l’importanza che il tramonto ha per le stelle.”
Sorrise, a quella risposta: “Io sono l’ultimo raggio di luna che carezza la terra e il primo pallido baluginare di stelle che sfiora l’anima; io sono l’ultima stella che sbiadisce nell’acquerello dell’alba, e la prima stella che acquista sostanza nel fuoco vivo del tramonto; io sono il vento che sfiora leggero l’erba, e la nuvola che viaggia da sola; io sono l’onda solitaria del mare, e un candido fiocco di neve. Io sono tutte queste cose, eppure nessuna di esse, sebbene sia anche molte altre… che importanza ha dunque un nome, per te?”
L’uomo tacque.
“La tua vita è stata un susseguirsi di sconfitte, e ogni volta hai cercato un nome da dare all’ideale che avresti inseguito, un volto a ciò cui avresti donato il tuo cuore… non ti è forse chiaro, ormai, che non hai più motivo di stare qui a struggerti per qualcosa che non realizzerai mai?”
Uno sguardo indugiante.
“Abbandona la lotta, e lascia che il mondo continui senza di te. Il tuo tempo è finito.”
“Quale Dio o quale Diavolo ti ha mandata a prendermi?”
“Sei tu che mi hai chiamata. Il tuo grido di dolore, i tuoi risentimenti, le tue sconfitte… Vieni e risposa. Qualcuno prenderà il tuo posto, e nessun Dio e nessun Diavolo potranno averti, adesso..:”
Senza ulteriori indugi, lui si abbandonò al suo abbraccio e lentamente fu consumato per tenere viva la fiamma che ardeva nel cuore della dama.
Quando sorse il sole, solo l’ombra dell’uomo giaceva ancora a ridosso della quercia.

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