Permesso di Soggiorno
di Alberto Tarroni

“Temo d’avere mal compreso, Signore…”
“ANCORA!? Ho chiesto il passaporto. P-A-S-S-A-P-O-R-T-O! Chiaro??”
“…Anche a nome delli compagni miei, Signore. Precipuamente, lo intendimento nostro è quello d’evitar lo rischio di contravvenire alle disposizioni di Vossignoria. Imperciocché…”
“Ma come m…… parli! Tutti così, voialtri. Non si capisce un accidenti! Non potevate studiare meglio la nostra lingua, prima di venire a rompere, eh?”
“Sono profondamente costernato d’essere incorso nel rammarico di Vossignoria. Riceva la mia rassicurazione che lo sottoscritto, come la compagine da me rappresentata, saranno alla completa disposizione vostra e che …”
“BASTA!! Ho le scatole piene di voialtri. Raccattate gli stracci che vi siete portati dietro e mettetevi in coda!
BRIGADIERE!! Vieni qui!
“Comandi, Maresciallo.”
“Prendi ‘sto altro gruppo di disgraziati e scortali al Centro d’Accoglienza, prima che m’esploda la testa!”
“Da dove vengono?”
“E io che ne so? Qualche etnia dell’est, direi. L’unico che sembra capire un po’ d’italiano ha un accento mai sentito. Ho provato a chiedergli la nazionalità, ma mi ha dato risposte incomprensibili. Qualcosa a proposito d’un regno… mi sa che, al solito, non vogliono farcelo sapere per paura che li rimpatriamo.”
“Non sembrano i soliti slavi. Sono biondi, si, ma con carnagione scura; con gli occhi azzurri, ma a mandorla! Marescia’, saranno mica eschimesi?!”
“Per quanto m’interessa, possono venire anche dal Paese delle Fate! Li voglio alloggiati e schedati prima di sera. Piglia il pulmino e un paio dei nostri. Mi raccomando le impronte…”
“È una parola! Guardi, Maresciallo. Hanno tutti i polpastrelli lisci!”
“Bastardi! Se li sono sistemati con l’acido, per non farsi identificare. Proprio bravi. Va bene! Trascinateli dietro e fai attenzione, che questi non me la danno a bere. Teoricamente, sarebbero dovuti restare in mare per giorni. Gli altri, arrivati in settimana, sono stati mollati dagli scafisti molto lontano dalla costa. Li ha raccattati la Capitaneria, mezzi morti di sete. Loro, invece, sono belli freschi, persino atletici. Eh no, più li guardo e meno mi convincono. Occhi aperti, Brigadiere! Io informo subito il Comando, nel caso ci fossimo trovati tra i piedi qualche Talebano del cavolo!”
***
“Mio Capitano, donde ci conducono?”
“Quietati, Scudiero! Sali meco su codesto strano veicolo et nulla temere.”
“Ma… Capitano! Hai udito le parole dello Armigero? Egli c’ha riconosciuto! Ha chiaramente nominato lo Regno delle Fate, ergo sape che siamo un’avanguardia. Lo nostro esercito Elfico ripone in noi speranza. Come faremo ora? Non otterremo mai lo salvacondotto, com’è chiamato… Permesso di Soggiorno, indispensabile per liberamente circolare et acquisire le informazioni necessarie allo attacco!”
“Niuno attacco, mio giovane compagno. All’imbrunire c’allontaneremo, col favore delle tenebre ed un semplice sortilegio. Sottrarremo uno scafo e ci dirigeremo allo portale magico per fare ritorno.”
“Mio comandante… non comprendo!”
“Veramente? Hai annusato l’aria? Hai bevuto l’acqua, assaporato il cibo? Ti sei domandato da cosa fuggivano tutti coloro che, insieme a noi, giunsero su queste coste…? Codesto è un mondo già in guerra! È in guerra con se stesso.
Lasciamolo allo destino suo. Torneremo… quando sarà finita…!

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