Skull Blackbone viene per te
di Alberto Marelli

Era una mattina torrida di mezza estate.
Orde di grilli sparse per i prati frinivano incessantemente, riempiendo la campagna di un rumore di fondo ipnotico, martellante, mentre l’aria calda, sospesa in un galleggiamento appena percettibile sopra il terreno, conferiva al paesaggio un’atmosfera eterea e ovattata.
Zoe si fermò boccheggiando sotto le fronde ombrose del vecchio salice, in cima alla collina. Vide il suo amico Mortimer disteso sull’erba, a piedi scalzi, che la stava aspettando; indossava solo l’inseparabile salopette di jeans, lasciatagli in eredità dal padre. Ci poteva navigare dentro talmente era larga, ma a lui piaceva così.
<<Ben arrivata>> bofonchiò lui da sotto il cappello di paglia, abbassato sul volto con noncuranza. Parlava sempre con una pagliuzza di granturco in bocca, che faceva roteare tra i denti con grande maestria.
Zoe salutò sorridendo. Si lasciò andare lunga distesa accanto all'amico, braccia e gambe divaricate ad abbracciare la frescura offerta dal manto erboso. Socchiuse gli occhi, pronta a sprofondare in un sonno ristoratore.
Non fecero in tempo a serrare le palpebre però, che un forte sibilo risuonò nell’aria, facendoli sobbalzare.
Dietro di loro apparve l’essere più strano che avessero mai visto. Indossava una tunica sgualcita lunga fino alle caviglie e un grosso cappello da cowboy, entrambi neri come la pece. Il volto pallido, imbruttito da profonde occhiaie e da un lungo mento aguzzo, lo facevano sembrare la grottesca caricatura di un corvo troppo cresciuto. Era una visione lugubre, inquietante, che contrastava nettamente con i colori caldi e vivaci della campagna.
<<Mal trovati, miei cari, inutili, splendidi fanciulli>> disse lui, cantilenando la frase con tono gracchiante.
Zoe e Mortimer si scambiarono un’occhiata esterrefatta.
<<Dovreste vedere le vostre faccine ottuse! Adorabili!>> aggiunse il nero figuro sogghignando istericamente mentre si stringeva le spalle in un folle abbraccio.
<<Chi sei, cosa vuoi da noi?>> chiese Mortimer minaccioso.
<<Presto detto, carissimo!>> rispose lo sconosciuto, schioccando le dita mentre effettuava un goffo balzo in avanti. <<Sono Skull Blackbone, Primo Maestro dell’Isola Nera. Sono qui per te!>> aggiunse lui, porgendogli una grossa busta giallognola, bruciacchiata lungo i bordi. <<Sei capace di leggere?>> chiese ironicamente, scoppiando in una risata stridula.
Mortimer, innervosito, strappò la missiva dalle sue mani, la aprì con noncuranza e lesse ad alta voce il messaggio al suo interno: "La guerra delle tre isole sta per cominciare. L’Isola Nera ti vuole!”.
Non appena terminò di leggere avvertì un pizzicore sotto il pollice a contatto con la pergamena. Una goccia di sangue insozzò la carta avvizzita e, sopra la macchia scarlatta, apparve la sagoma funesta di un teschio pirata.
<<A presto…>> disse Skull sorridendo sardonicamente.
Tolse il cappello ossequiosamente, prodigandosi in un profondo inchino. Rialzò lo sguardo, fissando Mortimer dritto negli occhi. Il ragazzo avvertì un brivido scendergli lungo la schiena; l’espressione di quel tipo era folle e carica di odio.
Skull abbassò la testa, salmodiando parole incomprensibili. Una nube di fumo violaceo gli fuoriuscì dalla bocca, avviluppandolo completamente.
Dopo qualche istante la massa gassosa svanì, come evaporata dai raggi del sole: l’uomo misterioso era scomparso.

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