Sentenza di Morte
di Angelantonio Citro

L’ordine del giorno era un suicidio. L’imputato sedeva agitato a fianco del suo avvocato. All’altro banco sedeva elegante il Diavolo.
– In piedi – il brusio cessò – La Morte presiede l’udienza.
La Cupa Mietitrice strisciò al seggio di granito. In cima si leggeva: LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI VOI.
– SEDUTI – fece con voce di tomba – INIZI L’ACCUSA.
– La questione è semplice Vostro Onore – esordì presuntuoso il Diavolo – l’imputato ha scelto di suicidarsi, e pertanto pretendo che mi venga riconosciuto il diritto di proprietà sulla sua anima.
–BENE, AVVOCATO PROCEDA CON LA DIFESA.
– Grazie Vostro Onore. Prima di tutto ritengo sia mio dovere esaminare l’accusa di presunto suicidio.
– Obiezione! Il suicidio è un dato di fatto.
– ACCOLTA, AVVOCATO?
L’avvocato fissò il Demonio con scenica incredulità – Con tutto il rispetto, Vostro Onore, dubito che l’accusa possa insinuare… – Che diamine, si è impiccato! Ha ancora la corda attaccata al collo! – sbraitò indicando il cappio al collo dell’imputato, il quale se lo allargò come fosse il giro di una cravatta troppo stretta.
– ORDINE – batté qualche colpo col martello – PROSEGUA AVVOCATO.
– Certamente Vostro Onore. Ciò che intendevo è che non si può condannare quest’uomo per una pura manifestazione di libertà personale.
– DUNQUE?
Le labbra dell’avvocato plasmarono un sottile ghigno da volpe – Vostro Onore, permette una domanda?
– CHIEDA.
– Vostro Onore, quando si può affermare con certezza che una persona è morta?
– QUANDO È ARRIVATO IL SUO MOMENTO.
– Bene – l’avvocato piroettò sfoderando l’indice contro il suo cliente – E ha lei la facoltà di affermare con assoluta certezza di essere morto?
– Beh… ogni tanto…
– E si ritiene lei in grado di riconoscere il preciso istante in cui è arrivato il suo momento? Ci dica:
quando ha definitivamente voltato l’ultima pagina? Quando i polmoni hanno smesso di filtrarle aria in seguito al suo tentativo di suicidio, quando in ambulanza il suo cuore ha smesso di battere o quando al suo cervello è stata definitivamente staccata la spina?
– Su due piedi non saprei…
– Esatto Vostro Onore – trionfò – L’imputato è incapace di indicare il preciso istante del suo trapasso, ergo è impossibile determinare con certezza il motivo esatto che lo ha condotto a miglior vita.
– Obiezione! Il suicidio è violazione del diritto alla vita! – protestò l’accusa.
– Dato che non vi sono estremi per considerare l’atto del suicidio come effettiva causa del decesso, ritengo sia opinabile indicare il momento dell’encefalogramma piatto come ultimo e decisivo punto di non ritorno, quindi non di certo determinato dall’imputato stesso, ergo quest’uomo è effettivamente deceduto contro la sua stessa volontà o per meglio dire ha trovato la morte per eutanasia passiva.
– Obiezione! Aveva già scelto di togliersi la vita!
Il brusio dei presenti crebbe a baccano.
– SILENZIO! – tuonò la Morte – O FACCIO SGOMBERARE L’AULA.
– Non le scelte costituiscono materia di giudizio, bensì i fatti. E il fatto è che qualcun altro ha ucciso il mio cliente.
– Obiezione! – scattò, gli occhi due galassie prive di stelle sul punto del collasso.
– SILENZIO!
I presenti si zittirono continuando a fissarsi con sguardi indescrivibili.
– LA CORTE SI RITIRA PER DELIBERARE.

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