Il sonno della ragione
di Antonino Ferina Russo

Detestabile padre, a Voi riservo di conoscere la verità.
Grazie a Voi ho conosciuto il significato di solitudine, unica sorella sincera.
Mai vi siete accorto che durante ogni incubo il mio corpo rinunciava a lasciar fare alla mia mente, partecipando con fervore.
Posso pensare a mia difesa che avvenisse solo in seguito a forte tensione.
Ed ero in difficoltà con Vanessa già da qualche tempo. Mi rifiutava, seppur con dolcezza, devo ammetterlo.
Sentirla così distante mi sconvolse, credo.
Quella notte piombai in un sonno pesante, accanto alla mia sposa, che mi dava le spalle.
Fu un incubo o percepii davvero nelle tenebre la presenza di una creatura nel nostro letto? Nel sonno riuscii a colpirla con violenza, ricacciandola nelle tenebre.
La mattina seguente cercai di destare Vanessa, ma presto il suo pallore mi rivelò che giaceva morta.
Fuggii terrorizzato. Ero stato io o l' essere ad ucciderla?
Cosa non riesce a fare una minaccia del Re? Lo sceriffo coprì la vicenda.
Ma siete noto come “Flagello di Valle Argento”, Padre mio. Avrei potuto essere diverso agli occhi del nostro popolo?
Le ore e i giorni si rincorsero mentre io giacevo nel mio letto, in preda alla febbre.
Una notte ritrovai la forza di rialzarmi.
Quando mi avvicinai al bacile per rinfrescarmi, mi specchiai nell'acqua, e nonostante scorgessi appena il mio riflesso, inorridii nel notare i miei occhi ardere come fuochi fatui, riflettendosi bluastri. Li strofinai e mi accorsi che quegli occhi non mi appartenevano! Da bluastri divennero rossi; il loro sguardo da pacato si contrasse per l'odio. Caddi all'indietro, strisciando.
Dilaniato dalla creatura che avevo scorto nella notte, o smarrito per sempre nell'oblio, avrei pagato per il mio delitto? Lo speravo, devo ammetterlo.
Volsi lo sguardo verso il letto e rimasi a bocca aperta: L'ombra di Vanessa si stagliava sul muro, inconfondibile.
Gridai il suo nome, supplichevole, ed ella svanì.
Nelle notti successive lo spirito si ripresentò alla stessa ora, e i giorni divennero settimane.
Nessun suono che potessi ricondurre alla sua voce però allietò mai le mie orecchie nei numerosi incontri.
Ad un anno dalla tragedia, colto da un barlume di ragione, dubitai che potesse trattarsi di Vanessa. Un'allucinazione, distorta dal rimorso. O forse, un demone notturno, lo stesso che l'aveva uccisa e che ora appariva per turbarmi e rendermi colpevole di un delitto che mai avrei commesso.
Quella notte mi misi a letto forzandomi ad ignorare l'ombra sulla parete.
Sentii sulle mani il tocco di Vanessa, gelido eppur dolce. Il mio cuore sussultò. Spalancai gli occhi, per terrore e bramosia. E l'ombra parlò.
Gelido è il tuo cuore, Padre, quanto calde e amorevoli furono quei sussurri.
La mia dolce Vanessa mi ha perdonato, e questa notte andrò via con lei.
Quando la luna sarà alta, ella verrà come ombra ad oscurarla. Perfino il nostro indovino ha previsto l'evento, nei suoi ancestrali calcoli.
Già vedo l'ombra crescere sull'argenteo volto della sera.
Scavalcherò la finestra, e Vanessa mi prenderà per mano, conducendomi alla nostra nuova dimora.

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