Drasyl e Yored
di Chiara Sgro

Drasyl attendeva immobile nella penombra della grotta. La fiaccola si era ormai spenta e la pioggia non voleva saperne di smettere di scrosciare nella foresta. Nel profondo ventre della montagna, l’unico luogo che Drasyl avesse mai conosciuto, gli echi dei tuoni si rincorrevano nell’oscurità. Il rumore era assordante e Drasyl sussultava a ogni nuovo rimbombo. Aveva udito quei suoni per la prima volta qualche settimana prima. Ne era rimasto sorpreso e spaventato ma Yored, con la voce morbida e misurata di chi ha visto troppi inverni, gli aveva sussurrato una vecchia nenia per farlo calmare.
Ma adesso era solo. Yored avrebbe dovuto essere sveglio per il temporale ma se ne stava immobile sul suo giaciglio. Drasyl approfittava della luce di ogni lampo per controllarlo. Il fuoco era spento da tempo e Yored non si era svegliato per ravvivarlo. Drasyl non riusciva a quantificare il tempo. Non era mai uscito dalla grotta e non aveva alcuna nozione dell’alternarsi del giorno e della notte. Guardando Yored immobile, però, intuiva che qualcosa non andava. Rimase fermo nell’oscurità mentre la pioggia smetteva di scrosciare. Nessun suono penetrava il buio, solo il gorgoglio del suo stomaco e una strana sensazione di inadeguatezza.
Improvvisamente, Drasyl udì un rombo assordante: non era un tuono ma qualcosa di completamente diverso e inquietante. Si avvicinò timidamente all’entrata della caverna. Esitò un attimo per abituare gli occhi alla luce, troppo forte per lui sebbene il giorno volgesse al crepuscolo. Stava ammirando i colori variegati del fogliame e dei tronchi secolari quando udì nuovamente il suono che lo aveva richiamato all’esterno. Con passo incerto seguì il ruggito al di là degli alberi.
Sbucò sulla riva di un lago e finalmente vide l’origine del richiamo: una creatura enorme, del colore della notte, con due grandi ali da pipistrello e artigli acuminati come lame. Il suo corpo era coperto di scaglie scintillanti, come l’armatura che Yored custodiva sul fondo della caverna in ricordo dei suoi giorni da cavaliere. Alla vista di Drasyl la creatura lo salutò sputando una crepitante scia di fuoco verso le stelle che avevano iniziato a fare capolino. In preda a un terrore mai provato, Drasyl corse verso il lago in cerca di un improbabile nascondiglio. Ritraendosi al contatto con l’acqua fredda, abbassò istintivamente lo sguardo verso la superficie argentea. E fu allora che si vide per la prima volta. Era più grande di quanto si aspettasse, molto più grande di Yored. Anche il suo corpo era ricoperto di scaglie lucenti. Seguendo un istinto primordiale, spiegò le ali e contemplando il suo riflesso finalmente capì. Ricordò le parole di Yored: Drasyl, discendente dei draghi, figlio di Ylfgar. Alzò lo sguardo verso il drago nero ed emise il suo primo flebile ruggito. Il dragone annuì e si avviò verso il centro del lago. Dopo essersi voltato verso la foresta in un estremo saluto a Yored, Drasyl lo seguì. Era ormai scesa la notte. I due draghi scintillavano fieri alla luce delle luna: Drasyl e Ylfgar, ultimi discendenti dei draghi di Andalasya.

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