Wait For The Answers Old Man!
di Stefano Bonchi
<<Non ci credo>> disse Kane scuotendo la testa.
<<Eppure è così. È sempre stato così, non sei pazzo>> replicò lo specchio.
Da tre mesi Kane soffriva. Nessun miglioramento con gli antipsicotici. La moglie era morta solo un anno prima, e i medici avevano dato la colpa delle allucinazioni al trauma.
<<Ma non è possibile. Nessuno vede la scritta tranne me!>> <<Te lo abbiamo già spiegato; solo il Conduttore la vede>> rispose lo specchio.
Kane era in piedi di fronte ad un ampio specchio a muro; nel vetro il riflesso di un uomo dai capelli bianchi e scomposti, di circa settant’anni, era ben visibile. Nessun altro nella stanza.
<<Kane ascoltaci>> disse lo specchio. <<La scritta che vedi ovunque è il Segno. Per tutta la vita ti abbiamo osservato. Tu hai sofferto Kane. In fondo tu sai che Caddar è sempre esistito>>.
Vero. La sua vita era stata uno schifo. Ora era vecchio e stanco e anche Barbara se n’era andata. Più di una volta negli ultimi tempi aveva sistemato la corda alla trave portante del tetto, per farla finita. Ma qualcosa l’aveva sempre fermato. I suoi sogni. Nei suoi sogni era di nuovo giovane e utile, doveva guidare un gruppo di persone, un esercito, un’armata. Poi tutto diventava confuso.
<<Devi fidarti Kane>> disse ancora lo specchio.
L’uomo rimase in silenzio.
<<Sei un vecchio Kane, ma un vecchio speciale. Puoi decidere di essere pazzo se vuoi: finirai i tuoi giorni nel tuo mondo come un malato, oppure puoi fidarti di noi e del tuo istinto, ed aiutarci a combattere Caddar>>.
Speciale? D’accordo, non aveva mai ucciso nessuno, e sì, aveva sempre avuto la capacità di sentire la rabbia o il dolore delle altre persone, ma poi? Non era mai riuscito a combinare nulla nella vita. Kane si passò una mano nei capelli bianchi, come a ravviarli:
<<Cosa devo fare>> disse.
<<Traccia il Segno sul vetro>> rispose lo specchio sorridendo.
Il vecchio allungò un indice rugoso sulla superficie liscia e tracciò tre lettere inframezzate da punti: O.G.A.
All’inizio non successe nulla. Kane non sentiva più la voce. Era pazzo, doveva semplicemente farla finita una buona volta. Stava per voltarsi quando percepì un tremolio provenire dallo specchio. In pochi istanti l’intera superficie riflettente iniziò a tremare; onde concentriche sempre più forti sembravano passare appena sotto il vetro, come fosse fatto di mercurio.
Kane guardava lo specchio paralizzato. Ora una luce accecante, bianchissima, emanava dal rettangolo appoggiato alla parete. Il vecchio avanzò verso la luce senza sapere perché. La voce tornò molto più forte:
<<Vieni Kane, ancora un altro passo>>.
Il vecchio si fece ancora avanti, completamente immerso nella luce. Sentiva un formicolio diffuso su tutto il corpo, e un freddo glaciale sulla pelle; contemporaneamente i polmoni si riempivano di qualcosa come aria calda e vapore. Kane si guardò le mani nel fulgore scintillante: le rughe e le macchie erano sparite.
<<Benvenuto Conduttore Kane>> disse la voce, mentre decine di facce sorridenti si mettevano a fuoco nella luce ancora intensa.

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