Il Matrimonio
di Alessandra Pusceddu

Come nel peggiore dei suoi incubi, Isotta faticava sulle scale strette, i gradini alti dei cunicoli del monastero dove la cugina, Matilda, aveva deciso di celebrare il suo matrimonio.
Giù, sempre più giù, verso le viscere della terra, verso il centro del mondo, dove le madri badesse avevano consumato i loro ultimi giorni in una triste agonia.
Isotta sembrava sentire le loro voci, le loro richieste d’aiuto per una prigionia involontaria, imposta dai tempi e dalle famiglie.
Perché la cugina aveva voluto sposarsi in quel luogo così triste e macabro?
Perchè tutte quelle scale, quello scendere infinito verso gli inferi?
Forse anche lei chiedeva aiuto. Forse il suo matrimonio altro non era che una nuova prigione dorata da cui avrebbe voluto fuggire, senza averne la forza.
Mentre Isotta pensava alla disperazione della cugina e a come aiutarla, non si accorgeva che le scale la portavano lontano dagli altri ospiti, in un cunicolo laterale, lontano dalla stanza della cerimonia.
Dopo mille scalini, Isotta finalmente si ferma e non capisce dove è arrivata. Stranamente non ha paura anche se non ci sono più invitati accanto a lei. Sente la musica nuziale provenire dalle altre stanze di quella grotta infinita.
In un dedalo di corridoi, si dipana il labirinto nero.
Isotta è là dentro.
Si avvicina ad una parete, una fessura sembra permetterle di vedere nella grotta accanto. È la stanza della cerimonia, il prete ha iniziato la funzione, gli invitati, disposti ordinatamente nei banchetti delle madri badesse, ascoltano con poca attenzione.
Il prete parla della vita futura degli sposi.
Matilda ha il volto di pietra, una luce sinistra illumina la stanza.
Il respiro sembra piombo.
Isotta nota un giovane, che non conosce, è all’ultimo banco. È un ragazzo bellissimo, ma ha uno sguardo allucinato. Mentre si chiede chi possa mai essere, il giovane comincia a manovrare qualcosa sotto il banco.
Dalle pareti scendono, sugli ignari invitati, gli strumenti di tortura delle madri badesse. Funi che si stringono attorno al collo dei malcapitati, botole che si spalancano sotto i loro piedi, candelabri che precipitano, mura che sembrano franare.
Urla assordanti e una sola orribile risata.
È Matilda che invoca la vendetta delle madri badesse, mentre il mancato sposo si agita in un lago di sangue.
Isotta vorrebbe gridare, ma le parole si spengono in gola.
Quello che i suoi occhi vedono è la fine del mondo.
Corre lontano, su per i mille maledetti gradini, verso la luce, verso la salvezza.
Forse.

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