Scheletri… in cucina!
di Vittorina Dal Santo
La notte non prometteva niente di buono, il cielo non si distingueva dalla terra e, insieme, formavano un ammasso di fango e di nuvole nere, pronte a scaricare la loro cattiveria sulla povera collina.
La recinzione di filo spinato serviva ben poco contro eventuali malintenzionati, ma restava l’unico sistema di difesa. Suonò la mezzanotte nel piccolo campanile della chiesetta, che si trovava annessa al vecchio cimitero, ormai abbandonato, dove riposavano i resti dei poveri pastori ,che la pestilenza aveva distrutto un secolo prima..
Miriam chiuse col catenaccio arrugginito l’uscio di casa, si tolse il vestito logoro e inzuppato dal fango melmoso, si lavò il volto e le mani indurite dall’argilla rinsecchita e sporca, versando nel catino un po’ d’acqua, ma, creando dei piccoli gorghi col suo dito, scorse in quella trasparenza l’immagine d’una creatura spaventosa e malvagia, dietro la tendina della finestra.
Il primo istinto fu di gettarle addosso la brocca col resto dell’acqua, ma scorse sul comodino della nonna il grande crocifisso di legno benedetto, usato per allontanare la grandine, in estate. Lo afferrò con determinazione, nella mano sinistra prese la candela e si fece coraggio… Andò diritto verso quell’ombra, scagliò con quanta forza aveva la brocca e l’acqua, che bagnò la povera tenda, ma non c’era più nessuna presenza, solo sentì l’intenso profumo d’incenso, il cui fumo creò nella stanza l’odore della morte!
Per il momento Miriam respirò di sollievo, chiuse meglio i balconi della cameretta, quando inciampò su una cosa pelosa: era una scarpa fatta con pelle di pecora. Ad un tratto, nel silenzio, le arrivarono strani rumori di sedie spostate, di padelle, di voci pronunciate in un gergo dialettale e tutto proveniva dalla cucina col pavimento in terra battuta… Attraverso la luce ,che giungeva da una larga fessura del parquet, vide una scena orribile.
La stanza era occupata da una ventina di pastori, vestiti come si usava da quelle parti prima della terribile pestilenza: erano bambini, donne, uomini, sembrava una tribù al completo .Mangiavano, bevevano, ma i piatti risultavano essere vuoti, come pure i calici di latta. Miriam scoprì un’altra cosa allucinante: avevano scarpe, mantelli di pecora ma non c’era segno di carne umana sulle loro mani e sul loro viso!
All’improvviso comprese la terribile verità: erano i vecchi proprietari di quella baita di montagna e sembrava che il tempo si fosse fermato…Tentò di fuggire dalla piccola finestra. Aveva già aperto il balcone silenziosamente, quando un braccio peloso l’afferrò e la condusse vicino al gruppo di scheletri. Sentì un tremore tra le ossa e un brivido alla schiena, poi non provò più nulla. Cominciò a mangiare con loro nei piatti vuoti e a bere nelle brocche di alluminio. Non provava più né paura né dolore, era come se fosse morta: era uno scheletro tra i tanti scheletri della vecchia cucina, rimasti a custodia della verde collina.

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