L'uomo Nero
di Fabio Pontelli

La voce di Lorenzo si spense e il libro si richiuse con tutte le sue fiabe. Stefano guardò la copertina semicelata da quelle dita; poi il padre.
<<Adesso è ora di dormire>> disse quest'ultimo.
<<Ancora una>> mormorò Stefano.
Lorenzo replicò con un sorriso e gli scompigliò i capelli con la mano. <<Domani>> disse. <<Adesso dormi.>>
Se ne andò assieme al libro di fiabe e spense la luce.
Stefano guardò il buio sparso sulle pareti. Sembravano più lontane, adesso, come se la stanza si fosse fatta più grande. Le tende, sulla sinistra, lasciavano filtrare un'oscurità meno densa, che gli consentiva di vedere le strane forme che la sua camera assumeva quando la luce si spegneva. La scrivania vicino alla finestra; il comodino che giaceva alla sua destra, assieme al riquadro della porta che, più lontano, interrompeva la continuità del muro. L'oscura sagoma del lampadario lassù, a pendere dal soffitto, e più in là, addossato alla parete di fondo, l'armadio. Tutto uguale, tutto come si ricordava. E tutto sottilmente diverso.
Nascose il viso sotto le coperte, lasciò fuori solo gli occhi. I mobili immersi nel buio sembravano vivi. L'intera stanza era viva! Maligno vampiro svegliatosi al calar delle tenebre.
Scrutò la sua camera e la camera lo scrutò.
L'armadio che di giorno era bianco, di fronte a lui, un mostro grigio scuro. Una fessura piena di buio, in mezzo, come se un'anta fosse socchiusa. Prima non c'era, ne era sicuro. Prima... Rabbrividì. Sentiva il male uscire da quella fessura. Nero e freddo, malvagio. Ancor più malvagio della vita che si era impossessata della sua camera. Qualcosa a muoversi, là dentro, qualcuno! Due occhi orribili a fissarlo dal buio.
<<Papà>> chiamò. <<Papà!>>
Lorenzo entrò nella camera e accese la luce. La stanza e i mobili s'immobilizzarono, fingendosi morti.
<<Cosa c'è? Hai fatto un incubo?>>
Stefano scrollò il capo e indicò l'armadio. <<C'è qualcuno>> disse.
Lorenzo guardò nella direzione indicata dal braccio sbucato dalle coperte e aggrottò la fronte. <<Nell'armadio?>>
Stefano annuì.
<<No, te lo devi essere immaginato. Chi vuoi che ci sia nell'armadio?>>
<<L'Uomo Nero>> sussurrò Stefano.
<<L'Uomo Nero, capisco... Sei sicuro?>>
Stefano annuì ancora.
<<Va bene, vado a controllare>> bisbigliò Lorenzo. <<Tu resta qui, zitto zitto, così lo colgo di sorpresa.>>
Il bimbo ubbidì e guardò il padre che, alzatosi, si spostò verso la parete di destra e si avvicinò con circospezione all'armadio. Afferrò l'anta e la spalancò, all'improvviso.
<<E tu cosa ci fai qui? Via, sparisci, maledetto Uomo Nero, e non farti vedere mai più!>> urlò ai vestiti che affollavano l'armadio. Poi si voltò verso il figlio e sorrise. <<Visto? È scapp...>>
Il pugnale affondò tra le scapole, fino al cuore. Preciso e rapido, nemmeno il tempo di urlare.
L'Uomo Nero guardò la sua vittima stramazzare al suolo con un tonfo sordo e un gorgoglio. Lo fissò a lungo, affascinato; osservò la macchia che si allargava attorno allo stiletto, colorando di rosso il retro della camicia. Lanciò un'occhiata a Stefano e ghignò del suo terrore. Poi se ne tornò nell'armadio.

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