Il palazzo nel deserto
di Elda Di Matteo

Il cigolante risultato della tecnica dell’elettronica e della meccanica ha cessato di esistere. L’accrocco fumante di metallo acciaio e cavi elettrici ha deciso che è tempo di riposare. Proprio adesso che la pendenza aumenta, e l’inerzia non può di certo aiutare. Figuriamoci la forza di gravità. L’unica soluzione è abbandonare la navicella e nuotare in questo mare di sabbia. Il Palazzo appare mistico, invisibile, un modulo architettonico fatto di aria. Eppure ha una porta. In questo luogo apparente non c’è spazio per la mistica. Tutti si prodigano a soddisfare ogni epicureo desiderio. Senza fretta, senza rispetto. La banda suona una musica inavvertibile che vitalizza le membra silenziose. Accadono davvero cose strane in questa zona desertica. Questi fantasmi si nutrono di speciali sostanze energetiche che hanno una flebile relazione con la chimica. Il palco delle delizie artificiali è proprio all’entrata/uscita. Qualche ipnotizzato ha anche lasciato la mancia. Un’operazione non esattamente furba, anche in questo luogo ci sono i ladruncoli. Ma da qui non si scappa. Ho visto che hai rubato l’offerta di un povero eletto. All’angolo opposto c’è invece la materia antica che serve a ricordare. È colorata, screziata, un arcobaleno in bianco e nero. È un cartone animato vivente. Mi ispira, mi attira, voglio assolutamente appropriarmi di un pezzo di memoria. Ne colleziono alcuni, li custodisco con poca attenzione in una inutile bustina bianca. Che errore aver lasciato il mio tesoro sul tavolo anarchico. Lo scrigno è andato irrimediabilmente perduto a causa di mani troppo leste. Chiederò appello alla ragazza dai capelli di camaleonte. Si sono proprio una spia. Perchè quello era ossessivamente mio. La sacerdotessa è una non ragazza, un’essenza che fluttua tra i cunicoli del castello inosservata e ammirata per la sua inimitabile bellezza. La fata è il succo dolce dell’accoglienza. È spietata la strega. Venite, venite, vi accompagno nella stanza segreta. Sei sedili vecchio tipo, di quelli che si vedevano sull’autobus polveroso. Simmetricamente disposti. Solo due sono vuoti. La fata ci porge delicatamente la chiave di accesso. Indossate il casco, colorato e rassicurante. Queste estensioni sono fatte per collegare i capelli al casco attraverso mollette di bambine. Non devi fare altro che chiudere gli occhi e il sogno si impossessa di ogni tua fibra. Il tunnel scorre veloce in retro marcia, e non c’è modo di resistere. È un viaggio che non ha meta né inizio. Il sangue risucchiato lento attraverso le vene della bassa marea. È il fluire del benessere. Un’area che non esiste. Naturalmente breve, secondo le leggi del tempo. Vi mostrerò le segrete stanze del piacere. Il labirinto di mattoni avanza intricato come i pixel che si incrociano in miliardi di segmenti spezzati. Eppure qui si divertono. La strega non si dà tregua. Quale vestito indossare per il gran finale. Potrebbe essere bianco rosso o nero. Il vestito vivente risponde ai desideri della sirena dai capelli di porpora. Le dissolvenze del tessuto si alternano alle dissolvenze cromatiche del lavoro di mille forbici e pennelli. È tempo di visitare le altre stanze. Qui si divertono.

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