Sentinella
di Piero Gai
“Cristo, un alto poppante!”. Il primo approccio con i nuovi compagni, non era stato dei migliori. Ma non poteva dargli torto. In quell’ immenso carnaio che, da più di un anno, era diventata la cresta del monte Solarolo, era impossibile non perdere il ben dell’ intelletto. Fuoco continuo d’ artiglieria, attacchi sempre più disperati da parte austriaca, da respingere all’arma bianca con i metodi più crudeli. Nubi di gas asfissiante, gelo e pioggia d’ inverno, caldo da stordirti in estate, tra le pietraie desolate. No, per un novellino, non c’ era da aspettarsi cortesie. Come quando, alla ricerca di un riparo dove dormire, era stato gettato fuori con brutalità dai suoi stessi commilitoni. Più per dignità offesa che altro, aveva chiesto rapporto al sottotenente, unico ufficiale rimasto. La risposta, era stata un sorriso stanco. “Hanno ragione loro. Là dentro, dorme Giuseppino. Non lo si può disturbare. Ti assicuro che ne vale la pena. Lascialo in pace, dimenticati che esiste, specie se hai visto qualcosa. Di notte, siamo in balìa dei loro assaltatori. Ma, grazie a lui, siamo ancora tutti qui....”.
Era la sua prima guardia notturna, sotto la luna piena, alla vigilia della battaglia del Solstizio. Le ombre che si allungavano tra rocce e cadaveri in disfacimento dei precedenti mesi di lotta, lo snervavano. Vedeva austriaci ovunque..e poi, la storia di Giuseppino... Prima che lo cacciassero fuori a calci, era sicuro che quello steso, esangue, sul fondo dell’ anfratto, fosse un cadavere, tanto inerte e cereo appariva.
Non fece in tempo a pensare ad altro. Si ritrovò a lottare per la propria vita con uno spettro dalla faccia annerita, mentre una fila di figure scure scivolava nella trincea. Lo avevano sorpreso strisciando sotto il muretto paraschegge: era finita.
Mentre attendeva il morso dell acciaio alla gola, il suo assalitore si bloccò con un gorgoglìo strozzato. Due passi indietro, e giù, lungo il crinale, con la faccia strappata via in un balenìo di zanne. Inebetito, osservò l’ ombra che sembrava planare dall’ alto, mentre balzava da un macigno all’ altro, inseguendo gli assaltatori nemici per lasciare dietro di sè solo brandelli di corpi mutilati. “Tutto a posto, ragazzo?” la voce del sergente di plotone era premurosa come mai l’ aveva sentita. “L’ hai scampata bella. Non pensavo quesi bastardi ci riprovassero, ma i loro comandanti sono stupidi quanto i nostri!”.
“Mmmmaaa...”Il balbettio incoerente, venne zittito con un buffetto.
“Ti avevamo avvisato che, di notte, siamo più al sicuro che in qualsiasi altro momento. E che Giuseppino, quando cala il sole è un dio Un dio della morte. Basta lasciarlo dormire. E non fare troppo gli schizzinosi: anche un vampiro, può essere un degno compagno d’ armi ed un ottimo amico.Basta stia dalla tua parte!”.

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