La leggenda del cavaliere spettrale
di Gabriele Gino Ninci

I due soldati se ne stavano in piedi sulle mura, immobili nella notte, e scrutavano il paesaggio davanti a loro con attenzione.

-Ecco, laggiù sulla destra, guarda!

Uno dei due indicò un punto con il braccio teso, e il suo compagno seguì con lo sguardo la direzione indicatagli fino a quando non scorse una figura scura stagliarsi sulla pianura, vicino a un bosco di pioppi.
Un cavaliere, con un elmo dotato di corna sulla fronte e una lunga falce impugnata saldamente, tenuta verticale come fosse uno stendardo.
C’era molto vento quella sera, ma il mantello del cavaliere rimaneva immobile, senza risentirne minimamente.

-Ma chi è?

Il soldato non riuscì ad impedire che la sua voce tremasse leggermente, scosso per quella visione spettrale che, fuori dalla città, pareva quasi guardare loro due.

-E’ il motivo per il quale la guardia notturna sulle mura non è esattamente un compito molto ambito, e viene spesso affibbiata ai novellini come te.

L’uomo rimase per qualche istante ad osservare il cavaliere, che ora aveva cominciato a muoversi lentamente, senza avvicinarsi alla città ma come limitandosi a girarle intorno. La pallida luna calante non era abbastanza luminosa per illuminarlo, così che rimaneva una sagoma scura per i due soldati sulle mura.

-C’è chi dice che sia un fantasma, o che sia la morte stessa. I primi tempi si diceva che vederlo portasse sventura, ma praticamente tutti noi l’abbiamo visto e non è mai successo niente. Chissà, potrebbe essere davvero la Morte, in attesa di trovare una porta aperta di notte per entrare qua dentro…
-E’ per questo che per nessun motivo abbiamo il permesso di aprire le porte della città di notte?
-Esattamente, anche se nessuno lo ammetterebbe mai.

Il soldato giovane rimase silenzioso per un poco.

-Ma è davvero la Morte?
-Non ne ho idea. Ha cominciato ad apparire qualche mese fa. La prima volta, alcuni soldati sono usciti per catturarlo. Non sono più tornati, e il giorno dopo non abbiamo trovato nemmeno i loro corpi. Né alcuna traccia lasciata dal cavaliere.

La recluta represse un involontario brivido a quelle parole.

-Alcuni però…
-Alcuni?
-Un tempo c’era un giovane e nobile cavaliere, che si innamorò di una ragazza che viveva in quel bosco. La sua famiglia lo venne a sapere in qualche modo. Cominciò a spargersi la voce che la ragazza era una strega. Un giorno che il ragazzo era lontano, il popolo la prese di peso e, portatala in città, la bruciò viva, legata a un palo. Il cavaliere tornò e vide i suoi ultimi istanti di vita, incapace di salvarla oramai. Gridò che avrebbe ucciso tutti loro, che l’avrebbe vendicata a costo della sua vita. Chiamò a testimoni le potenze infernali e gli Dèi oscuri. Dicono che il cielo si oscurò, si udirono tuoni possenti e i fulmini caddero sulla città. Il cavaliere svanì nel nulla.

La recluta tratteneva il respiro, mentre ascoltava con gli occhi sbarrati il soldato.

-Ora sai la storia… ti lascio alla tua guardia. E non ci pensare troppo.

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