Haustlong
di Paola Panaccione

“Ti ho trovato, finalmente, Gudrod il Cacciatore”
L’aspra collina era battuta da un vento boreale. Il cielo pareva una colata di rame fuso, chiazzato qua e la da fumose nuvole grigie. Era impossibile scorgere l’occhio di fiamma che s’inabissava tra le montagne intagliate nel ghiaccio. Il cielo della sua terra era fosco come i suoi abitanti, perennemente avviluppato dalle brume che strisciavano dall’alba all’imbrunire come serpenti filiformi. Il prode guerriero se ne stava seduto a rimirare il tramonto, spezzato dalla fatica, ferito da sferze taglienti come lame. Neanche si voltò a guardare il nuovo arrivato. Se ne rimase a fissare il vuoto, il volto coriaceo piegato in una smorfia truce, un lampo di odio guizzante negli occhi gelidi.
“Pensavo che non mi avresti più scovato!” Si alzò pesantemente da terra, drappeggiandosi la pelliccia d’orso sulle spalle. Il tintinnio della cotta metallica si perse nell’ululato del vento, come il canto di un sistro nella burrasca. Il suo cavallo giaceva a terra, stremato come il suo padrone. Lo accarezzò con affetto, e con una nota di rimpianto.
“Mi sei stato addosso per molto tempo...” Mormorò.
“E’ il mio lavoro”
“Lo so, ognuno ha il suo!” Sentenziò con falsa solennità. Per la prima volta osò volgere lo sguardo su di lui. Un velo di disprezzo gli distorse i lineamenti, e non fece grandi sforzi per mascherarlo.
“Volevo scendere a Stiflesund e brindare alla vittoria con i miei uomini! Hai proprio tanta fretta? Un’ora più un’ora meno non cambierà le sorti del paese...”
“Tu le hai cambiate in ancor meno tempo. Non è saggio lasciarti scorazzare libero per il Vingulmark”
“E che differenza fa? - Sbottò lui - Ho preso tutto ciò che volevo!”
“Non c’è mai fine al desiderio, sovrano degli Ynglingar!”
“Ora vado a festeggiare... – Puntualizzò lui - ... con la mia gente, i miei guerrieri e la mia sposa! Tu non me lo impedirai, e se dovessi provarci il Glomma si tingerà ancora di rosso! Quale che sia il colore del tuo sangue...” – Mostrò il suo spadone consunto da morte e battaglie con un gesto eloquente. Una risata sprezzante fu la risposta.
“Vai e divertiti, allora. Festeggia pure sulla tua bella nave, Gudrod il Cacciatore...”
E così fu. Sbronzo come non mai si ritrovò sulla spiaggia, nella notte, e non si avvide di una figura furtiva che si avventò su di lui. Una lancia gli trapassò il petto e un’onda cremisi lo investì di colpo. Un ronzio nelle orecchie, un ultimo fremito del suo cuore ed ecco, la Morte giunse. Gli parve ancora di esser vivo mentre percepiva le grida frenetiche dei suoi guerrieri. Eppure essi vedevano solo le sue spoglie mortali imbevute di sangue.
“Sei infine giunto a me”
“Io non mi sono mai mosso!” Lo sbeffeggiò il re.
“Lo farò io per te, non temere”
La Morte lo afferrò per le caviglie e se lo trascinò via, lasciando un solco rosso sulla sabbia. Ma il corpo di Gudrod il Cacciatore, era ancora lì...

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