Il destino di Yrisha
di Silvia Mangiardi
Inginocchiata davanti a quell’altare, con i grandi occhi verdi volti al viso di Kalikta, la dea proibita, Yrisha versava ai suoi piedi lacrime e preghiere, lunghi capelli neri si confondevano con il vestito, un lieve canto, una nenia, faceva da sottofondo alle sue suppliche. Attraversò la sontuosa stanza da letto e uscì in terrazzo. Regina. Sposata con l’uomo che più odiava, spinta tra le sua braccia dalla sua famiglia, da suo padre. Un fruscio. I suoi occhi sfavillanti si volsero d’improvviso. Non si vedeva nulla nelle tenebre di quella notte senza luna. Un altro sussurro. Poi, tutto avvenne in un attimo. Una figura agile con un salto le fu davanti, era bardata di nero e nulla di lei era riconoscibile oltre i profondi occhi neri e delle forme femminili. Le chiuse la bocca con la mano e la afferrò per la vita, issandola sul parapetto. Quindi le lasciò la bocca e si lanciò giù, trascinandola con sé. Yrisha urlò, con gli occhi fissi nel vuoto, ma la sua voce si perse nel caldo stagnante dei vicoli intricati e ingannevoli di Sartaky. Ma la loro caduta planò dolcemente, rialzandosi verso il cielo. La regina alzò gli occhi verso l’alto, la donna si reggeva saldamente ad una fune, mentre fissava lo sguardo nel buio.
Quando si fermarono, si trovarono di fronte una porticina in legno. La donna bussò tre volte. Si aprì una feritoia nella parte superiore, si richiuse subito con uno scatto. Si udì un rumore di chiavistelli e serrature, quindi la porta si schiuse in un buio ancora più fitto, Yrisha fu spinta all’interno. La condussero lungo quei dedali per un po’, in un’oscurità accecante. Poi d’un tratto, s’intravide una luce rossastra che illuminava i rilievi di una statuetta. Yrisha si divincolò di colpo dalla presa della sua rapitrice e si gettò ai piedi di Kalikta, pregando. La donna parlò dietro di lei. Yrisha si voltò ad osservarla, stava sciogliendo la fascia che le avvolgeva il capo, scoprendo dei capelli ricciuti e castani e un viso giovane ma severo, altre donne in nero si stavano radunando in cerchio attorno a lei.
<Siamo le custodi del culto di Kalikta. E tu, mia regina, sarai la nostra sacerdotessa. Noi distruggeremo colui che ha osato chiamare miscredenti i fedeli di Kalikta. Il simbolo che hai sul polso è il segno del tuo destino e della scelta che dovrai compiere, perché secondo la profezia tu sei colei che ucciderà il sacrilego, il re.> Yrisha osservò il suo polso destro: un serpente con due teste, il cuore perse un colpo.
<Ha ucciso tua madre nella speranza di uccidere anche te nel suo grembo, ma eri già nata, due mesi prima del previsto. Quindi costrinse tuo padre a darti in sposa a lui, affinché potesse controllarti.> Il cerchio si strinse ancora di più. <Con i tuoi poteri potrai ricondurre il mondo alla gloria di Kalikta e instaurare così il suo regno. Allora, sacerdotessa, vuoi condurre le custodi nell’ascesa al potere della loro dea, madre e salvatrice?>
Commenta questo racconto