Il battesimo della miniera
di Valentina Cipriani

Quella mattina, i nani che dovevano scendere in miniera erano pochi: si avvicinava il solstizio e chi poteva restava a casa, in famiglia. Nel primo dei due ascensori stava un giovane (secondo il canone dei nani; aveva compiuto quarantacinque anni) che scendeva per la prima volta sottoterra. Era orgoglioso di aver raggiunto quel traguardo, ma aveva anche il viso sbiancato dalla paura. I compagni di discesa si trattenevano (a stento) dal canzonarlo: dopotutto, il battesimo della miniera era stato duro per tutti.
Rabal stava cercando di non pensare alle storie terrificanti che gli avevano raccontato, di nani rimasti bloccati per un mese e bestie feroci nascoste nei cunicoli. Le aveva sempre catalogate come favole per bambini…fino a quel giorno. Quando ti ritrovi in un ascensore cigolante che scende verso il nulla e sai di avere qualche chilometro di roccia intorno, le cose cambiano.
Nonostante il nervosismo, la prima parte della giornata trascorse bene. Lavorò con impegno: le gallerie erano abbastanza ampie e l’illuminazione buona. Stava giusto iniziando a rilassarsi, quando incominciò il rumore. Era lontano, ma spaventosamente cupo. Sembravano rocce che si muovevano, il che poteva significare solo una cosa…crollo! Rabal mollò il piccone in preda al panico e lo stesso fecero gli altri. Alla fine era successo davvero…la paura si fece strada e tutti cominciarono a correre dalla parte opposta rispetto al rumore.
- Crollo, crollo! - si sentiva gridare dappertutto. Il panico imperava, ci si calpestava a vicenda. Nessuno se ne accorse, quando il rumore cambiò direzione e poi si stabilizzò proprio davanti a loro: era troppo basso, in mezzo al trambusto di cinquanta nani che scappavano. Se fossero stati presenti i più esperti, si sarebbero ricordati che spesso i crolli si muovono in mezzo ai cunicoli, spostandosi molto, e che le vibrazioni si trasmettono in modo strano sottoterra, dove tutto è ingannevole. Avrebbero fatto molta più attenzione. Ma i più esperti erano a casa con le loro famiglie e così ora i nani correvano verso il pericolo.
Furono cinque minuti orribili per Rabal, il terrore era implacabile mentre correva. Poi, la fuga finì all’improvviso, quando tutti si fermarono all’entrata di una vasta caverna e rimasero a guardare a bocca aperta. Il rumore era vicino, ma non sembrava un crollo…era proprio un respiro. Con la sua piccola statura, Rabal riuscì a intrufolarsi in mezzo alla gente e poté sbirciare dentro. Ancora impaurito, i battiti a mille, guardò tremando e vide…un drago placidamente addormentato nel centro della caverna. Era enorme, le scaglie rosso fuoco e i muscoli possenti…ma aveva un’aria pacifica, dormiva come un bambino. A quanto pareva, aveva vagato un po’ per la miniera e poi aveva deciso di stabilirsi lì.
Alle spalle di Rabal risuonò qualche risatina nervosa…poi, i nani si ritirarono lentamente.
- Ricordate: mai svegliare il drago che dorme! - mormorò qualcuno.
Cinquant’anni dopo, quando ormai per Rabal scendere sottoterra era una consuetudine, c’era ancora chi, davanti a un bel boccale di birra, lo prendeva in giro per il suo battesimo della miniera.

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