Da Grandi Poteri
di Andrea Fattori

Da grandi poteri...
“Ahsalpet arus marath!”
L’eco delle parole, scandite con forza, si spegne lentamente nell’oscurità della stanza sotterranea. L’unica flebile luce proviene da una fila di ceri rossi, disposti in cerchio. Al loro interno, una densa nebbia si sta dissolvendo, portandosi dietro un acre odore di zolfo.
Due figure osservano in silenzio: un uomo alto e possente, avvolto in una tunica scura, e una ragazza dai lineamenti delicati, vestita di azzurro e oro. L’uomo stringe nella mano sinistra un pugnale ricurvo, l’elsa intarsiata di gemme e la lama avvolta da una pallida luce rossa.
Al posto della nebbia, ormai svanita, l’interno del cerchio è ora occupato da una figura femminile, completamente nuda. Una donna giovane e bellissima, il corpo scolpito e i lunghi capelli rossi che ricadono sui seni. Per alcuni secondi resta immobile, in tranche, poi sposta leggermente la testa. Avanza lentamente verso il margine del circolo ed esita un attimo davanti a una linea ininterrotta di rune argentate. Gli sguardi degli altri due sono fissi su di lei, carichi di tensione e aspettativa. La mano dell’uomo è stretta intorno all’elsa del pugnale, le nocche quasi bianche per lo sforzo.
“Cielo, ma che capolavoro!”, esclama all’improvviso la donna con voce stridula, mentre supera con le lunghe gambe affusolate il circolo di rune. “Maestro, vi siete superato ancora! Mi sento 40 anni di meno!”.
L’uomo sorride, la stretta sul pugnale si allenta. “Allora deve sentirsi ancora in fasce”, risponde con voce suadente mentre porge una mano alla donna. “Alysa, si gentile, aiuta la contessa a rivestirsi”.
La giovane raccoglie una tunica bianca adagiata sul pavimento e la porge alla donna, aiutandola a indossarla. “Lady Caslah morirà di invidia al ballo di domani...”, esclama la contessa mentre si dirige verso l’unica porta della stanza.
L’odore di zolfo aleggia nell’ambiente, mentre la ragazza accende una torcia, spegne i ceri e comincia a ripulire il pavimento. L’uomo resta in silenzio a guardarla. “A volte mi chiedo che senso abbia tutto questo...” Le parole sembrano venire da lontano. “Sono uno dei chierici più potenti di questa nazione. Forse dell’intero continente. E spreco il mio potere per far restare giovani un branco di stupide nobili. Ti sembra giusto?”.
Con un sorriso malizioso, la giovane lo osserva per alcuni secondi. “Forse siete il chierico più potente del regno, maestro”, sussurra, “ma di sicuro siete il più ricco!”. Si avvicina, appoggiando una mano sul petto dell’uomo. “Per stasera, prenoto all’Elfo d’Oro?”.
“Va bene, ma assicurati che oggi l’unicorno sia fresco...”

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