Che sia Luce
di Luigi Brasili

Lord Betèl alzò il volto, all'ingresso del Consiglio nella sala.
I presenti s'alzarono in piedi chinando il capo davanti agli incappucciati; attesero in silenzio che tutti si fossero sistemati sugli scranni, prima di sedersi di nuovo. A parte il crepitio delle lampade, nella sala non s'udivano suoni.
Il Grande Lord, Thessen Marf, osservò a lungo un angolo buio della sala, prima di prendere la parola.
Si schiari la voce e si tolse il cappuccio, sospirando.
Poi s'alzò in piedi, gli occhi neri fissi in quelli verdi di Betèl, che ora aveva alzato la testa e aspettava, impassibile.
“Lord Cestran, quando vuoi...” disse all'incappucciato seduto alla sua destra.
Questi si scoprì il volto e s'avvicinò a Betèl.
“Lord Betèl, come hai chiesto abbiamo indetto questa riunione. Per me è pazzia quel che intendi perseguire, ma deve decidere il Consiglio... Signori, il nostro pari, Betèl, vuole sacrificarsi, per restituire alle Terre ciò che il fato ci ha tolto. Sostiene che l'incantesimo di Orion consenta un risultato duraturo...”
Ci furono mormorii di apprensione, mentre Betèl fissava la platea.
Lord Thessen parlò con voce ferma: “Ne sei certo amico mio? E che ne sarà di tua moglie, Geuse, e dei tuoi figli, di noi...?” “Mia moglie si unirà a me nell'incantesimo, e così i nostri figli. È l'unico modo per rompere il buio. Col tempo altri ci seguiranno e noi veglieremo sulle Terre a lungo, fin quando il primo di noi avrà compiuto il cammino. Allora altri verranno.” Seguì un silenzio assoluto, finché Thessen s'avvicinò a Betèl e l'abbracciò.
“Mi piange il cuore amico mio, ma il pensiero che tu veglierai su di noi mi conforta. E sia, allora, e che il tuo sacrificio non sia vano.”

Quella notte, intorno alla piazza, mille torce respingevano il buio assoluto del cielo, orfano della seconda luna, quell'astro che a lungo aveva dominato lassù in alto, ricacciando le tenebre allorquando la prima luna si nascondeva nell'abisso, come ora.
Al centro della piazza, Betèl abbracciava la moglie. Al loro fianco la figlia Bellatrix, i due maschi, Rigel e Saiph, e altri, compreso il gigantesco fratello di Betèl, Syrius.
Si tenevano per mano, all'interno del cerchio infuocato. Cestran e Thessen, recitavano l'incantesimo, una copia del libro degli Antichi ciascuno. Gli anelli del potere brillarono insieme quando pronunciarono l'ultima parola: Lux.

Seguì un tuono, le fiaccole si spensero, le mura tremarono, poi restò solo il buio.
All'interno del cerchio rimasero soltanto le vesti di coloro che s'erano immolati.
Nessuno parlò, molti piangevano per la delusione, per l'inutile sacrificio.
Ma d'un tratto qualcuno urlò di gioia, indicando il cielo.
Laddove da anni regnava il buio assoluto, erano sorti nuovi astri, piccole fiammelle regalavano un chiarore soffuso; la notte eterna era sconfitta.
Dalla piazza s'alzò un'ovazione e tutti s'inginocchiarono per ringraziare quegli eroi: dall'alto, Betèl e Geuse, abbracciati, sorrisero. Intorno, brillavano imponenti Bellatrix, Saiph e Rigel.
L'immenso Syrius imperava come un piccolo sole. Intorno a quelle poche stelle il buio resisteva, ma presto altri eroi sarebbero giunti a cancellarlo, per sempre.

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