L'armata dei folletti Rifelix
di Cristiano Pellizzaro

Era successo di nuovo. Anche in quella splendente notte di luna piena, come nelle undici precedenti, Christopher aveva fatto lo stesso identico sogno. Il mattino era ancora lontano, ma lui non riusciva a chiudere occhio. Un po’ per il caldo di quella bollente notte estiva, un po’ per le domande che gli affollavano la mente su quello strano incubo che tormentava le sue notti ormai da un anno.
Uscì allora sul terrazzo, e si distese nello sdraio, dove cullato dalla fresca brezza della notte fece ritorno nel mondo dei sogni.
Christopher si stava addentrando in una fitta foresta, talmente fitta che i raggi del sole faticavano a penetrarvi, sembrava quasi isolata dal resto del mondo, una volta all’interno non si sentiva nessun rumore, si camminava quasi alla cieca. Poi ad un tratto si fermò per raccogliere qualcosa, ma non riuscì a vedere che cosa, perché mentre si chinava una strana voce alle sue spalle lo fece sobbalzare.
- Ti stavo aspettando Christopher. –
Lui si girò sorpreso di scatto per vedere chi era stato a parlare, dato che non aveva udito nessun rumore di passi che si avvicinava, ma altrettanto sorpreso non vide nessuno.
- Me lo sarò immaginato… -
- Che cosa ti sei immaginato? –
- …Chi ha parlato? Esci fuori. Fatti vedere! –
- Ma sono proprio qui di fronte a te. –
Christopher cercò di focalizzare davanti a se la fonte di quelle parole, sforzandosi di guardare attraverso la semi oscurità della foresta. Ed ecco, dopo aver sforzato al massimo la vista lo vide, li sopra il ramo più basso della grande quercia.
- Chi sei tu? –
- Io sono il comandante dell’armata difensiva dei folletti Rifelix, abitanti di questa rigogliosa foresta. –
- Che cosa vuoi? E come fai a sapere il mio nome? –
- Il nostro sciamano ci ha profetizzato una triste sciagura. Tra qualche decina d’anni una malvagia persona prenderà possesso di queste terre, distruggendo completamente questo nostro paradiso per farne abitazioni di cemento e mattoni, e noi non vogliamo permettere che questo accada. –
- Avete perfettamente ragione. Così volete che vi aiuti trovando il proprietario di queste terre impedendogli di farle cadere nelle mani sbagliate giusto? ...No un momento… ma il proprietario di tutte queste terre è mio nonno… -
- All’attacco miei guerrieri! –
Improvvisamente da dietro gli alberi sbucarono centinaia e centinaia di feroci folletti dagli occhi iniettati di sangue che lo attaccarono da tutte le direzioni non lasciandogli vie di fuga.
A questo punto come ogni volta Christopher si risvegliò, grondante di sudore e con il cuore che batteva tanto forte che pareva volesse uscirgli dal petto.
Il mattino seguente, come ogni sabato, prese ad allenarsi solitario con il pallone dietro casa, in vista della partita della domenica, ma mentre stava per calciare la sfera, perse l’equilibrio e lo mandò in mezzo agli alberi dietro casa.
Facendosi largo a fatica tra la vegetazione lo raggiunse e fece per raccoglierlo, quando udì una strana voce alle sue spalle.
- Ti stavo aspettando Christopher. -

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