Severe Fate
di Cecilia Bonetti
Da innumerevole tempo fissava quel particolare muretto sgretolato, leggermente discostato dall'oscuro anfratto creatosi tra l'angolo e il muro stesso. Non che si meravigliasse più di tanto della stupefacente vetustità del muro, certamente, nessuno avrebbe potuto sapere quanto in realtà fosse antico. L'erba spuntava a ciuffi arruffati attorno alle pietre e nulla avrebbe potuto scacciare dalla grondaia rugginosa quel gattone dal pelo tigrato che osservava insistentemente la zona d'ombra. All'improvviso ne sbucò fuori un bambino, un bimbetto dalle gambette magre con indosso uno sformato maglione di lana blu. Teneva in mano una sottile funicella da marinaio, guardandosi intorno quietamente, come fanno solitamente i bambini, perduti nei sogni della fanciullezza. Appena alzò la testa , si accorse del gatto, i lisci capelli biondi gli ricaddero sulla schiena. Come in un sogno, come accade ai secondi quando un'orologio si rompe in mille pezzi, innavertitamente il gatto balzò fluido e senza sforzo apparente sul bambino. Quello, all'ultimo momento, cercò di proteggersi con le mani dagli artigli acuminati.

Dal lungo ma sottile graffio sul braccio scendeva un rivolo di sangue. La pelle esangue risaltava candida contro il liquido rosso. Una lacrima solcava il viso del bambino. Andò dalla madre, nella casa accanto, dove ,dall'abbaino della finestra della sua cameretta, Adam scorgeva tutti i giorni il mare lucente. - Adam,cosa hai fatto? - chiese Rose, al figlio.Adam non rispose, scuoteva stranamente la testa ,e, strattonando la funicella, s'attaccava alle sue sottane. Rose medicò la ferita , non capendo tuttavia come il figlio avesse potuto procurarsela. - Sarai andato di nuovo alla Shrine's Edge? Quel posto è strano, dicono...- lo guardava preoccupata, ma seria.- Te l'ho detto milioni di volte - lo apostrofò arrabbiata – Non ci devi andare per nessun motivo, quel rudere è pericolosamente vecchio e rovinato...mi hai capito? - e cercò con lo sguardo un assenso nel suo vuoto sguardo. Adam fece inquietamente cenno di sì.

Quella sera non guardò il mare. Né il tramonto che fosco vi si immergeva.
Un pallido languore si poteva scorgere sul suo viso, il mattino dopo. La funicella, insanguinata , gli sfiorava i capelli dorati. Tra le mani, un ciuffo di peli grigio-nero. Un'innocente striscia rossa gli solcava il collo. Gli occhi riversi al mare.

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