Scontro notturno
di Valentina "Patty" Paterno
La notte era scesa, satura di elettricità. Il vento sferzava violentemente ogni cosa. I due uomini si scrutavano, con sfida. Come erano arrivati a quel punto? Non lo ricordavano. Forse per diversi punti di vista e diverse fazioni. Luce e tenebre, caos e ordine… come sempre.
Che importava, però? Ora erano uno di fronte all’altro, quella era una terra indomita e quelli erano tempi bui. L’inevitabile stava per accadere.
Sullo sfondo, come unico testimone del duello, si stagliava un possente vulcano, addormentato da secoli. La sua figura era offuscata da quella esile eppure imponente dello stregone. La sua tunica era blu come il cielo sovrastante, intrecciata da arabeschi viola e dorati. Il suo mantello scuro svolazzava leggero, scuotendo la sabbia intorno a lui. Il suo volto era vecchio, esausto e saggio, capelli e barba candidi, la pelle scura e raggrinzita. Le sue mani scarne, con dita simili a lunghi artigli, reggevano un lungo bastone d’ebano, sormontato da un cristallo luminoso.
Il suo avversario era un alto, spaventoso e robusto guerriero. Il suo sguardo era ardente, la sua forza strabiliante. La sua armatura era nera, con sporadici rilessi argentei, mentre l’elmo era rossastro, come la luce maligna che usciva dalla fessura degli occhi. In mano reggeva un mastodontico spadone d’acciaio, intarsiato da rune e glifi di dubbia moralità.
I due si fissarono nuovamente. Magia o forza bellica: chi avrebbe prevalso? Poi, appena dopo la luce fulminea di un lampo e il fragore rombante di un tuono, la spada del cavaliere nero scattò in avanti, repentina, diretta verso l’impassibile stregone.
Fu come se un altro fulmine squarciasse il cielo: si udì un rombo e in una nube di fuoco il mago scomparve per riapparire alle spalle del nemico, indenne e con un ghigno beffardo sul volto.
Immediatamente il guerriero si voltò, piroettando, scagliando un fendente al fianco dell’avversario. Il mago alzò il bastone, illuminandolo di luce violetta, e parò il colpo. Rimasero così, immobili, per qualche minuto, scontrandosi silenziosamente, infine il guerriero si disimpegnò con grazia sorprendente.
Il mago attaccò: fulmini lampanti lo circondarono e un potentissimo incantesimo corse verso il guerriero. Questi, in risposta, alzò la spada, evidentemente incantata, deviando l’attacco. Poco più in là un albero andò in cenere.
Proseguirono così per molto tempo, come se avessero appositamente deciso di non ferirsi reciprocamente, ma di dimostrare solo la propria forza. Invece era uno scontro mortale.
Infine, il mago, sentendo il peso della sua vecchiaia, capì presto di essere in svantaggio. Ansimò, non riuscendo più a star dietro all’avversario. Il guerriero sorrise trionfante, inchiodandolo al suolo, pronto al colpo di grazia, lo stregone sospirò: non era di certo la sua fine. Raccolse le ultime energie e lanciò un incantesimo potentissimo.
Il guerriero venne sbalzato via, ferito gravemente, la sua arma polverizzata. Il mago si alzò dandogli le spalle: non l’avrebbe ucciso, era contro la sua dottrina. Il destino ora avrebbe deciso per lui. Lentamente si allontanò, solenne, sparendo poco dopo.
Quella era una terra indomita e lì la magia regnava incontrastata.

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